Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Orvieto. Storia dell'arte. Secolo XIX
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54 Stefania Magliari
Luigi Fumi41) che ne ripercorre la vicenda dalla sua realizzazione e collocazione nella cappella di san Brizio, alla costruzione dell'altare e di una ferrata posta a protezione dell'opera sul finire del Cinquecento. Il gruppo marmoreo sembrava però troppo sacrificato nella posizione che occupava e con una delibera del 1609 si decise di trasferirlo a fianco dell'altare maggiore; non ritenendo però neppure questa collocazione abbastanza idonea e temendo, probabilmente, per la sua conservazione, fu riportato nuovamente nella cappella. A tali notizie Fumi aggiunge siamo nel 1891 : Toltovi l'altare ora di fresco, per lasciarla più libera e alla scoperta,42) che è appunto la notizia che Gualterio ci dà già venti anni prima e che ci consente di stabilire con sufficiente precisione la data dell'intervento.
Riferendosi poi alla cappellina sul lato sinistro quella di proprietà della sua famiglia richiama una operazione di ripulitura e lascia presagire, con suo placet, ulteriori interventi di cui non abbiamo memoria. Sull'altare di detta cappella è collocata una pala, attribuita a Domenico Maria Muratori,43) realizzata nel 1724, che andò a sostituire una immagine della Maddalena di bottega del Signorelli. La tela raffigura san Carlo, san Giovanni Battista, san Giovanni Evangelista, santa Maria Maddalena e santa Agnese. La Barroero mette giustamente in relazione tale iconografia con la intitolazione dell'altare alla Maddalena e con i nomi di alcuni membri della famiglia lì sepolti;44) fino ad oggi rimaneva insoluta la presenza di santa Agnese che ora può essere spiegata con una più antica intitolazione dell'altare alla santa visto che Gualterio scrive: vi doveva essere una santa Agnese alla quale era dedicato l'altare fin dal secolo XIV.
Più complessa appare la vicenda relativa a quello che il Nostro chiama l'altare maggiore della cappella e che è evidentemente l'altare della Gloria o
il sepolcro del vescovo Sebastiano Gualterio, già nella cappella del Corporale, poi smembrato, di cai resta una parte nei depositi dell'Opera. La Pietà è una delle sue migliori opere e quella di più forte impronta michelangiolesca. Sull'artista, non molto studiato, si veda ALBERTO SATOLLI, Per Ippolito Scatta, Rimini, Gattei Stampa Stampa. Euroarte sas, 1993, utile anche per un primo approccio bibliografico.
4) LUIGI FUMI, // DUOMO di Orvieto e i suoi restauri. Monografìe storiche condotte sopra i documenti Roma, La Società laziale tipografico-editrice, 1891.
É. M p. 317.
49 Domenico Maria Muratori (Vcdrana (Bologna) 1661-Roma 1742) formatosi nell'ambiente bolognese, fu attivo prevalentemente a Roma dove ottenne la protezione del cardinale Giuseppe Renato Imperiali Per notizie biografiche e bibliografiche in cui però non appare la tela orvietana si veda ANA MARIA RYBKO, Muratori Domenico Maria, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano, Elccta, 1990, tomo II, p. 802.
0 L. BARROERO, op. cit.t p. 298.