Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Orvieto. Storia dell'arte. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <55>
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La pancia di F.A.. Gualterio 55
di San Brizio. La commissione per un nuovo e sontuoso altare per la Vergine miracolosa fu data a Bernardino Cametti45) nel 1712, nel 1715 le sculture erano completate e si iniziò la messa in opera, nel 1729 si proce­dette ad un nuovo ampliamento. Un ultimo intervento di restauro risale al 1796,46) ma si tratta prevalentemente della sistemazione dei gradini e di altri lavori di manutenzione. Fondandosi sulla documentazione nota la Barroero scrive che l'attuale aspetto dell'altare è essenzialmente quello derivante dai lavori del 1715 e del 1729.47) Seguendo Gualterio risulta però un ulteriore consistente intervento, l'eliminazione cioè di due statue laterali e l'abbas­samento della raggiera, quindi di tutto l'impianto dell'altare. Pericle Perali nel suo lavoro su Orvieto del 1919, ricorda che Bernardino Cametti aveva: architettato e scolpito in marmi di vari colori la movimentata decorazione dell'altare della Madonna della Tavola nella Cappella Nuova e gli angeli che l'adornano poi continua due dei quali ora sono nel Museo dell'Opera e due altri sul frontespizio della restaurata Casa dell'Opera, messivi a soste­nere lo stemma mosaicato.48) Possiamo quindi immaginare che le due statue citate dal Nostro corrispondano ai due angeli che Perali colloca al museo dell'Opera e che l'intervento sia avvenuto di poco precedentemente alla data della lettera a Correnti.
Dopo aver descritto lo stato della cappella, Gualterio, probabilmente sollecitato anche in questo dal ministro, passa a trattare dei dissidi tra i canonici e l'Opera, per entrare poi nel merito della necessità di attribuire le competenze sul monumento allo Stato, toccando cosi un problema estre­mamente spinoso, trascinato per decenni.
Ancora nel 1871 era viva la problematica relativa all'officia tura della cappella. Già il 30 gennaio 1867 si deliberava di sospendere grandi cerimo­nie nella cappella per evitare danni alle pitture relativi alla quantità di ceri
45i Bernardino Cametti (Roma e. 1669-3 agosto 1736), allievo dello scultore Lorenzo Ottoni, entrò poi all'Accademia di Francia a Roma, esperienza che giustifica i suoi molteplici richiami alla plastica francese, in particolare a Monnot e a Le Gros il giovane. Attivo soprattutto nello Stato pontificio, per il duomo di Orvieto scolpi anche un San Simone e un San Giacomo minore, passati poi al museo dell'Opera. Per un primo approccio biografico e bibliografico sull'artista si veda R. ENGGASS, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto delia Enciclopedia italiana, ad vocem.
*Q L. ANDREANI, op. M, p- 445, doc. n. 388.
4?) L BARROERO, op. cit.t p. 295.
<*) PERICLE PERALI, Orvieto. Note storiche di topografia. Note storiche d'arte dalle origini al 1800, Orvieto, Tip. Marcili, 1919, pp. 275-276. Rispetto all'intuizione di Perali, la Barroe­ro (op. cit., pp. 295-296) ipotizza che i due putti non siano mai stati posti in loco ritenendo improbabile un intervento ottocentesco.