Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Orvieto. Storia dell'arte. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <56>
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56 Stefania Maglioni
accesi, si dà quindi facoltà di trasferire le cerimonie nella cappella del Cor­porale dove, all'occorrenza, potevano essere trasferiti anche gli stalli corali49) Il ministero della Pubblica istruzione, informato della vertenza, si era rivolto per chiarimenti alla Commissione conservatrice provinciale. Di ciò l'allora prefetto Giuseppe Gadda informa, con una lettera del 4 marzo 1867, Ma­riano Guardabassi, consultore della Commissione di belle Arti: Ora è accaduto che la Commissione amministrativa di quel Duomo abbia proibito qualsivoglia officiatura in quella chiesa per evitare ogni possibile deteriora­mento che l'attrito, la quantità dei ceri accesi ed il fumo dell'incenso potes­sero cagionare alle pitture. Il capitolo rispose che si sarebbe limitato a proseguire in detta cappella la semplice officiatura quotidiana, nella quale non si fa uso né di incenso, né di grandi ceri. Ma la Commissione Ammini­strativa tenne ferma la sua posizione.50) Nel 1871 il problema del coro sembrava risolto con il tenerlo lontano dal muro in modo da lasciare visibili le pitture, ma non quello dell'officiarura e di tutte le vertenze che erano sorte tra l'Opera, i canonici, il comune e lo Stato. Nella lettera si parla infatti di una causa vinta in prima battuta dai canonici ma che il comune intendeva rinnovare come ed è questo il problema anche con rarnministrazione centrale vero e indubitato padrone della chiesa. Gualterio riteneva che ogni difficoltà potesse essere rimossa dichiarando la chiesa monumento nazionale, anche con vantaggio economico per l'Opera. La questione in realtà era particolarmente complessa ed è bene ripercorrerla brevemente.
L'Opera del duomo e il suo patrimonio furono, fin dall'origine, sotto il diretto dominio del comune di Orvieto,51) diritto affermato anche dal Breve di Martino V del 13 novembre 1420 che escludeva anche, in maniera assoluta, il clero daU'arnrninistrazione dell'Opera. Tale proprietà del comune rimase indiscussa fino all'unità d'Italia. Nel 1864, il Consiglio comunale, forse già temendo ingerenze esterne, nominò una commissione per redigere un nuovo Regolamento organico dell'Opera del Duomo, approvato il 1 luglio 1864. Dei 19 articoli che regolavano elezioni e compiti della commissione amministrativa, è interessante notare che il primo e l'ultimo ribadivano il
*> L. ANDREANI, op. cit.t p. 448, doc. n. 404.
> Archivio della Soprintendenza BAAAS dell'Umbria, b. A.G.M. fase. 1 B.
si) per le vicende giuridiche dell'Opera si veda PERICLE PERALI, Memoria sull'attuale stato giuridico e patrimoniale dell'Opera del Duomo di Orvieto e sulla doverosa restituitone integrale della sua amministrazione e del suo patrimonio al Comune di Orvieto, Orvieto, Tip. Mattili, 1922.