Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia politica. Secolo XX
anno
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2000
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pagina
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70
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Ma D'Annunzio, come si sa, faceva sul setio e il 12 settembre marciò su Fiume alla testa dei suoi legionari, incoraggiato anche dal voto della maggioranza dei fiumani a favore dell'annessione all'Italia. Cinque giorni dopo Sorel scrisse a Missiroli: Immagino che in questo momento l'Italia sarà in ebollizione, in seguito all'avventura di D'Annunzio; e, dopo avere osservato che Peppino Garibaldi aveva perso una magnifica occasione per rinverdire le glorie della sua famiglia, aggiunse che sarebbe stato divertente che D'Annunzio fosse stato assecondato da qualche politicante americano , magari da qualche repubblicano intenzionato a mettere in imbarazzo Wilson. Comunque, il pericolo maggiore per D'Annunzio era un blocco di Fiume messo in atto dall'Intesa, nel qual caso sarebbe stato per lui giocoforza arrendersi, anche se la vittoria dell'Intesa avrebbe potuto far naufragare il ministero .45)
Nelle settimane successive, leggendo le critiche rivolte dal Corriere della Sera all'impresa fiumana, espresse il parere che il capitalismo italiano stesse abbandonando D'Annunzio e osservò che, se a Fiume fosse andato Peppino Garibaldi, sarebbe stato impossibile sloggiarlo,4) sia perché avrebbe goduto di ben altra autorità di D'Annunzio,47) sia perché avrebbe ricevuto quasi certamente l'appoggio dell'Inghilterra.
Nell'aprile del '20, quasi sorpreso della capacità di resistenza manifestata da D'Annunzio, si chiese se questi non fosse per caso a Fiume l'uomo del re, poiché doveva avere una protezione occulta molto potente, per potersi reggere, e aggiunse: Mussolini è sempre, credo, il
docile, non dimenticando di essere stata salvata dall'Intesa, dopo Caporetto; e D'Annunzio, il quale si è sforzato di far comprendere come la difesa del Piave sia stata opera quasi esclusivamente degli italiani, e che anzi il maresciallo Foch aveva giudicato impossibile mantenersi su quelle posizioni, è stato ricoperto d'ingiurie dalla nostra stampa (I malintesi ira Italia e Francia, in // Resto del Carlino, 9 agosto 1919).
45) G. SOREL, Lettere a un amico d'Italia cit., p. 257. Sull'impresa fiumana si vedano: N. VALERI, Da Giolitti a Mussolini, Firenze, 1958; P. ALATRI, Nitti, D'Annuncio e la questione adriatica (1919-1920), Milano, 1959; F. GERRA, L'impresa di Fiume, Milano, 1974; MA. LEDEEN, D'Annunso a Fiume, Bari, 1975.
<Q G. SOREL, Lettere a un amico d'Italia dt, p. 266. Sulla difficile situazione finanziaria della Reggenza è significativo quanto D'Annunzio confidò all'amico Tom Antongini il 6 gennaio 1920: Se avessi 5 milioni in cassa rivolterei il mondo intiero, e sarei veramente il Liberatore (T. ANTONGINI,Quarantanni con D'Annuncio* Milano, 1957, p. 523). Circa poi l'eventuale ruolo di Peppino Garibaldi, effettivamente vi furono dei contatti con lui da parte dei nazionalisti fiumani capeggiati da Hortft Venturi (C. GIOVANNINO L'Italia da Vittorio Veneto all'Aventino. Storia politica delle origini del fascismo, Bologna, 1972).
**> G, SOREL, Lettere a un amico d'Italia cit, p. 271.