Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia politica. Secolo XX
anno
<
2000
>
pagina
<
71
>
Sorel e D'Annuncio
71
suo avvocato; inoltre la presenza di De Ambris e di numerosi teppisti sembrava dimostrare che egli avesse con sé molti, di coloro che si illustrarono durante le "radiose giornate" di maggio, e tutta quella gente di "maggio" era agli ordini del re.4?)
Orca gli appoggi occulti goduti da D'Annunzio per la sua impresa, Sorel non si sbagliava di molto, dal momento che se non direttamente dal re molti aiuti gli vennero da esponenti autorevoli della Massoneria (di cui lo stesso Comandante faceva parte unitamente a tutto il suo stato maggiore) e da associazioni, come la CRI, guidate da massoni.49)
Ciò nonostante, lo scrittore francese, all'inizio di giugno cominciò a manifestare la convinzione che D'Annunzio non potesse durare a lungo, e si chiese di nuovo: Perché non si dà a Peppino Garibaldi l'incarico di sloggiarlo? Una volta Garibaldi padrone di Fiume, sarebbe impossibile che la città venisse tolta all'Italia, perché gli Inglesi lo sosterrebbero.50) Pochi giorni dopo confermò i suoi dubbi: D'Annunzio sembra il solo che non ha paura dell'avvenire: egli sfida la diplomazia europea; sembra tuttavia difficile che sia in grado di resistere a un serio attacco dei Serbi .5*)
Allorché Ardengo Soffici, in un articolo sul Resto del Carlino, scrisse che Lenin aveva elogiato Ma rinetti e D'Annunzio, definì l'articolo paradossale, non ricordandosi, disse, che Lenin avesse mai espresso ammirazione per questi due letterati italiani.52!) E, quando venne a conoscenza
*>) Ivi, p. 283.
49) Si vedano a tale proposito A. A. MOLA, ha Massoneria italiana dall'Unità aita Repubblica, Milano, 1976 e G.B. FURIOZZI, Massoneria e irredentismo da Garibaldi a D'Annuncio, in Dal Risorgimento all'Italia liberale, Napoli, 1998.
G. SOREL, Lettere a un amico d'Italia càt, p. 286. Circa l'atteggiamento di Peppino Garibaldi verso l'impresa fiumana, si veda l'intervista da questi concessa all'Idea nazionale del 20 novembre 1920.
5I) hi, p. 288. Qualche settimana prima aveva scritto a Lanzillo di ritenere che D'Annunzio fosse giunto au bout de son rouleau (F. GERMINARIO, op. cit., p. 266). Poco più avanti auspicò che il PSI chiedesse un processo contro Salandra, D'Annunzio e i fascisti* che avevano venduto l'Italia nel 1915 {ivi, p. 267).
*) G. Sorel, lettera a Bcrth del 4 novembre 1920, in hettres de Georges Sorel à Edouard Berth. Quatriìme panie: 1918-1922, in Cahiers Georges Sorel, a. VI (1988), p. 145. Per la verità, anche Nicola Bombacci riferì, in una intervista del 30 dicembre 1920 sulla Tribuna, che Lenin aveva definito D'Annunzio un rivoluzionario e, del resto, sappiamo che anche Gramsci e Bordiga mostrarono un certo interesse per il movimento dannunziano (Cfr. R, DB FELICE, D'Annuncio politico. 1918-1938, Bari, 1978, p. XII). All'opposto, sulle aperture di alcuni dannunziani verso l'esperienza rivoluzionaria russa si vedano M. CARLI, Il nostro bolscevismo* in ha testa di ferro, 15 febbraio 1920 e G. FORTI, Fiume e il bolscevismo, ivi, 18 aprile 1920.