Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia politica. Secolo XX
anno
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2000
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pagina
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77
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Libri e periodici 77
lezione da meditare per chi si trova a vivere un analogo passaggio dalla dimensione degli stati nazionali alla fondazione di una realtà politica europea e alla costruzione di una coscienza di cittadinanza europea. Ma stavolta con altri ritmi, altra coscienza dei problemi suscitati, con più matura e meno ansiosa considerazione dei tempi necessari a realizzare una simile trasformazione che, come il nostro Risorgimento travolse la dimensione degli stati regionali, travolge ora in una superiore visione della umanità e dei suoi destini quella realtà delle più piccole patrie costruite con tanti contrasti e sacrifici nel secolo scorso.
SERGIO LA SALVIA
STEFANO LEVATI, La nobiltà del lavoro. Negozianti e banchieri ira Ancien Regime e Restauratone; Milano, Franco Angeli, 1997, in 8, pp. 320. L. 40.000.
La Lombardia e in particolare Milano, città e capitale, hanno costituito per gli storici degli ultimi decenni un campo di indagine esemplare per delineare le profonde trasformazioni che investirono la politica, la società e l'economia, tra il XVTLT secolo, l'età franco-napoleonica e la Restaurazione in Italia e in molti Paesi d'Europa. Se tali trasformazioni vanno ascritte tanto a fattori materiali, quali i cicli economici, quanto all'umano operare, è altrettanto vero che determinate figure sodali hanno il potere come nelle arti figurative certi suggestivi ritratti di condensare in sé l'immagine di tutta un'epoca, imprimendola nella memoria collettiva della posterità. Così, nel mondo milanese settecentesco è ancora il patrizio a campeggiare, con la sua immagine esteticamente formalizzata e con il suo peso politico-istituzionale prevalente e apparentemente immutabile almeno fino alla rivoluzione del 1796. Da quella data egli viene progressivamente ristretto nel nuovo ruolo di semplice possidente, una figura che, insieme con quella del pubblico funzionario, costituisce il ceto del notabilato e che ma limitatamente all'età napoleonica con quella del militare, assurge a protagonista del primo Ottocento, per lasciare poi il primo piano, sia pure mantenendo ancora a lungo il ruolo di comprimario, al capitano d'industria, nella seconda metà o piuttosto nell'ultimo scorcio del secolo. Patrizi, dunque, e soldati e notabili: possidenti, regi impiegati, liberi professionisti; poi, industriali. Tuttavia c'è un'altra categoria che sale presto alla ribalta: quella dell'uomo d'affari. Ma dove è stato relegato dagli storici questo attore non certo irrilevante dello sviluppo socio-economico tanto ammirato e citato di Milano e della Lombardia tutta?
È partendo anche da questo semplice cppur fondato interrogativo che Stefano Levati ha inteso ricostruire un intero mondo cittadino, quello degli uomini di negozio, i quali, senza essere stati ai margini della storia, fino a oggi hanno avuto immeritatamente un'esistenza quasi solo virtuale in una sorta di cono d'ombra (parole dell'A.) della storiografia. Lo studio si profila dunque di sicuro interesse, non solo per l'intento di illuminare una realtà assai poco nota nel suo complesso,