Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia politica. Secolo XX
anno <2000>   pagina <78>
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78 Libri e periodici
ma anche per la metodologia e per i risultati significativi cui giunge, sia pure in una prospettiva necessariamente ancora aperta .
Anzitutto l'oggetto e il metodo: del mondo mercantile l'A. si propone di stu­diare il vertice socio-economico e lo seleziona secondo un duplice criterio: il patri­monio e la stima goduta all'interno della categoria. Ciò gli consente di individuare circa duecento personaggi, attivi a Milano tra il 1796 e il 1848, classificati come negozianti e/o banchieri, ascrivibili in particolare al ramo banca e seta, se­condo un metodo prosopografico che altrove ha portato di recente a convincenti risultati (esplicito è, ad esempio, il riferimento di Levati a Lawrence Stone). Il vo­lume è dunque, essenzialmente, una biografia collettiva dell'////* finanziaria e mercantile milanese. Più che sul commercio in effetti l'accento è posto soprattutto sugli operatori commerciali: l'evoluzione delle loro attività e fortune, la provenienza geografica, le strategie matrimoniali, i ruoli istituzionali, gli stili di vita, la consape­volezza di sé e del proprio ceto. Si tratta, com'è naturale, di un campione aperto , inserito cioè nella concreta e complessa rete di legami professionali e parentali della Milano dell'epoca, che va oltre i termini a quo e ad quem sopra indicati.
La misura del livello di ricchezza è calcolata in base ai contratti dotali (doti ricevute e concesse), agli accertamenti del fisco, alla divisione del patrimonio regi­strata avanti notaio. H prestigio sociale e la posizione di vertice nella categoria che ne è la controprova sono invece testimoniati dalla presenza negli organi di tutela e di giurisdizione dei commercianti (Borsa, Camera e Tribunali di commer­cio), nel Collegio elettorale dei commercianti in età napoleonica, negli uffici ammi­nistrativi locali e periferici (consiglio comunale e municipalità, consiglio generale del dipartimento) e nel possesso di palchi al teatro della Scala. La documentazione uti­lizzata è ampia, di carattere pubblico e privato: i verbali della Camera di Commer­cio (registro ditte), gli archivi di famiglie come i Kramer e, presso l'Archivio di Stato di Milano, i fondi Araldica, Commercio, Notarile.
Levati può cosi agevolmente tracciare un profilo storico assai dinamico del negoziante, dopo una felice premessa sull'evoluzione semantica del termine e di altre espressioni della stessa area concettuale ma dal significato talora marcatamente differente (commerciante, mercante, banchiere, ecc.) e sul binomio nobiltà (nobilitazione)-negozio, dibattutissimo nell'età moderna e nel Settecento in parti­colare. Tra la fine del '700 e la metà dell'800 una crescita globale di tura' i valori si impone come dato macroscopico: non solamente le ditte del ramo considerato pas­sano dalle 92 del 1782 alle 463 del 1854, ma la ricchezza stessa risulta sia aumen­tata in valore assoluto sia più diffusa con la presenza di nuovi soggetti. Ciò è un'ulteriore conferma della vitalità e dello sviluppo del settore serico e bancario nell'economia lombarda e, in secondo luogo, della sua centralità nella via italiana all'industria.
L'altro aspetto degno di nota, che emerge dalla trattazione di Levati, costitui­sce esso pure una conferma: cioè il facto che l'età franco-napoleonica anche per il ceto mercantile si è tradotta in un'accelerazione decisiva sia del processo di incre­mento della ricchezza e di espansione dei traffici (grazie anche naturalmente alla fondazione di uno Stato e di un mercato nazionali), sia del cammino, stentato e difficile sotto YAncien Regime, di promozione sociale e di legittimazione istituzionale.