Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Inghileterra. Storia politica. Secolo XIX
anno
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2000
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pagina
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185
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// modello inglese nel primo socialismo italiano 185
Rinaldo Rigola92) a Fausto Pagliari93) ad Angiolo Cabrini, affiancati da Antonio Graziadei,94) Giovanni e Luigi Montemartini,95) Maffeo Pantaleoni, allora simpatizzante socialista,96) Angelo Crespi, corrispondente da Londra della Critica sociale e convinto sostenitore della superiorità del laburismo rispetto al socialismo convulsionario del continente.97)
le: la Fiom del primo Novecento, io AA.W., Sindacato e classe operaia nell'età della II Internazionale cit., pp. 191-207.
C. CARTIGLIA, Rinaldo Vagola e il sindacalismo riformista in Italia, Milano, 1967.
9yi F. PAGLIARI, Scatti, Firenze, 1963.
w) Nel 1905 questi scrisse tra l'altro: II tradunionismo inglese ha fatto una politica di classe diversa da quella che concepisce il socialismo ufficiale del continente; ma questa non è una ragione sufficiente per concludere che non ha mai fatto politica di classe (A. GRAZIADEI, Sindacalismo, riformismo, rivolusionarismo, in Critica sociale, 1 luglio 1905, p. 196). Su Graziadei si veda il recente P. MAURANDI, Il caso Graziadei. Vita politica e teoria economica di un intellettuale scomodo, Roma, 1992.
95> Sul quale si vedano D. DA EMPOLI, Giovanni Montemartini (1867-1913), in A. MORTARA (a cura di), 1 protagonisti dell'intervento pubblico in Italia, Milano, 1984, pp. 122-145 e AA.W., lui cultura delle riforme in Italia fra Otto e Novecento. I Montemartini, Milano, 1986. Il Griziotti ha definito Giovanni Montemartini il più profondo studioso europeo-continentale di problemi sociali dal punto di vista dei Fabiani inglesi (B. GRIZIOTTI, Giovanni Montemartini, in Enciclopédia of the Social Sciences, a cura di E. Seligman, voi. 9, New York, 1933).
*9 Cfr. il recente studio di L. MlCHELlNl, Marginalismo e socialismo: Maffeo Pantaleoni (1892-1904), Milano, 1998, pp. 218-220.
97) Lamentando che l'esempio inglese fosse rimasto confinato nei libri, Crespi osservava: Senza dubbio l'intera evoluzione storico-sociale inglese è stata differente dalla nostra e non può essere imitata e riprodotta a piacere nel suo complesso; ma v'è un elemento in essa che è suscettibile d'imitazione: essa è stata il prodotto complesso, imprevedibile e impreveduto, di un lavorio silenzioso di innumeri volontà libere, determinate, tenaci, oneste. Essa è stata una grande espansione di personalità energiche e buone in azioni e istituzioni degne di loro. Essa è stata ed è l'opera d'un popolo, ove gli uomini si stimano gli uni gli altri, e hanno gli uni negli altri fiducia (A. CRESPI, Socialismo o filantropismo?, in Critica sociale, 16 marzo 1906, p. 89). Turati polemizzò con lui nell'artìcolo Noi, Socialismo o filantropismo? Preludio all'articolo che segue, ivi, 16 marzo 1906. Crespi gli rispose che le critiche non gli erano servite che a mostrargli la difficoltà per chi vive in Italia di capire quali sono le molle dell'attività umana nei paesi liberi: la solidarietà generosa, simpatica, da un lato e, nell'atmosfera creata da questa, la volontà energica di tutti spontaneamente e automaticamente organlzzantesi intorno ai più capaci, come pianeti intorno al sole (A. CRESPI, Ancora di socialismo e filantropismo. Due parole di replica, ivi, 10 aprile 1906, pp. 101-103). Del Crespi si vedano anche: Le scuole del lavoro in Inghilterra, in Critica sociale, 16 dicembre 1904 (nel quale scriveva tra l'altro: Non mi dissimulo che l'imitazione di queste istituzioni non potrebbe essere che parziale da noi; ma è certo che qualcosa in questo senso si dovrà fare presto o tardi); Una Università del lavoro, ivi, 1 agosto 1906; Il problema della disoccupatone in Inghilterra secondo gli studi più recenti, ivi, 16 agósto 1906.