Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia istituzionale. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <189>
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Uamministrazione degli Affari esteri sotto Crispi 139
Si tratta certo di quelle che, in gergo sportivo, vengono definite prime scelte . Oltre ai due brevi interim di Depretis del 78-79 e dell'estate '85, la sequenza sino a Crispi, titolare per il più lungo periodo (tre anni e mezzo, com'è noto, dalla fine di luglio '87 al febbraio '91), non lascia infatti soverchi dubbi: Melegari, Depretis, Corti, Cairoli, Mancini, Nicolis di Robilant e quindi ancora Depretis.
Forse nella nomina di Melegari si può intravedere il tocco regio in dire­zione di un senso di rassicurante continuità, sia politica (quale ex segretario generale all'interno di Rattazzi), sia tecnica (in quanto già capo legazione a Berna). Altrettanto, però, i precedenti mazziniani ed anche i natali umili dell'uomo sono indiscutibili.
Anche Luigi Corti era diplomatico di carriera (ministro plenipotenziario a Stoccolma, Madrid, L'Aia e Washington), residente a Costantinopoli al momento della nomina alla Consulta. Di famiglia comitale lombarda, non poteva certo definirsi uomo della Sinistra, eppure il suo incarico, sollecitato da Cairoli e Zanardelli, si spiega con la necessità di utilizzare, in occasione dell'occupazione della Bosnia-Erzegovina da parte della Duplice monarchia, una personalità tecnica autorevole, conoscitrice della situazione balcanica ed orientale. Le dimissioni giunsero, in effetti, subito dopo il congresso di Berlino.5)
Per Carlo Felice Nicolis, conte di Robilant (intrinseco, tra l'altro, ex ma­ire alla carriera, in quanto nipote del ministro prussiano alla corte di Torino, conte di Waldrug-Truchsess), aiutante di campo ordinario di Vittorio Ema­nuele II, ministro plenipotenziario a Vienna (in sostituzione di Minghetti) dal 1871 sino al 1885, non si può non supporre una ricompensa regia nella nomina a ministro effettuata a seguito della firma apposta dal Robilant al primo trattato della Triplice (su cui, però, lo stesso Robilant nutriva forti perplessità personali).
Non di poco conto l'opera diplomatica del ministro, in grado di stipula­re, oltre ad un rinnovo più favorevole della Triplice medesima, anche l'intesa italo-inglese-austro-spagnola del 1887, con cui venivano per la prima volta efficacemente tutelati gli interessi mediterranei dell'Italia.
5> La politica delle "libertà dagli impegni" e delle "mani nette", [...] fu attuata dal Corti (uomo di Destra, come di Destra erano quasi tutti i diplomatici nostri di allora), ministro degli esteri nel gabinetto Cairoli, che rappresentò l'Italia al Congresso di Berlino. E tutti gli spiriti equi, allora e poi, giudicarono savia e buona quella politica, e nessuna persona dì senno ne avrebbe non solo tentata col fatto, ma neppure disegnata una diversa, B. CROCE, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Bari, Laterza, 1939, p. 123.