Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia istituzionale. Secolo XIX
anno
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2000
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pagina
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191
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L'amministrazione degli Affari Esteri sotto Crìspi 191
Stato-organizzazione e di condivisione di quello dell'affermazione dello Stato-nazione (inteso anche come riscatto dell'orgoglio nazionale). Gioca non poco, in proposito l'antica anima mazziniana:
U Mazzini era dichiarato avversario della diplomazia, da lui considerata "ipocrisia, organizzazione dell'inganno e formulazione del tradimento (...) sorta nel sec. XVII, nel secolo della morte della libertà europea e dell'origine della corruzione (...) era destinata a perire davanti alla nascente fratellanza europea" poiché "legata allò status quo voleva che si conservassero l'Impero Turco e l'Impero Austriaco, i due mostri del tempo, perché da essa considerati necessari per controbilanciare la Russia e la Francia. La diplomazia voleva un equilibrio europeo puramente dinastico ed esteriore, fondato sulla forza, mentre ormai la rivoluzione voleva un equilibrio fondato sulle nazionalità indipendenti" .9>
È evidente, a questo punto, come una seconda linea di continuità della politica estera della Sinistra, anche se fondata su preliminari ideologici del tutto differenziati rispetto a quelli della Destra, individui nella questione romana in primis e nel ricongiungimento, a danno della Duplice monarchia asburgica, dei territori irredenti i propri obiettivi prioritari.
Se, però, le finalità rimangono pressappoco le medesime, a qual fine pur non condividendone i metodi e le forme esteriori non continuare ad utilizzare lo stesso personale diplomatico già al servizio della parte avversa, ma, ugualmente, tanto uso al mondo delle relazioni internazionali quanto consapevole degli obiettivi della nuova Italia?
Ove a questo interrogativo si unisca la considerazione che (e qui non è forse il caso di parlare di trasformismo depretisino in senso deteriore), lasciando pressoché inalterata la struttura burocratica della Consulta si sarebbero potute coagulare ampie maggioranze di politica estera, soddisfare le esigenze di presenza (anche per via di affinità di casta e di censo) della Corona,10) nonché, soprattutto, rivolgere gran parte dell'attenzione del governo ai temi preferiti di politica interna, si riesce a comprendere agevolmente come la linea del continuismo amministrativo abbia in sostanza prevalso, di certo almeno sino ali'interim di Crispi dell 1887.
Autorevole conferma, al riguardo, proviene dai movimenti dei capi rappresentanza, effettuati per le più importanti sedi diplomatiche del tempo
9) U. MARCELM, La politica estera cavourìana (1855-1859), Bologna, Casa editrice Riccardo Patron, 1957, pp. 29-30.
I(9 Sul tema, anche in relazione ad una interessante documentazione statistica, si veda M. FABRJ, Governo e sovrano nell'Italia liberale, in Rivista trimestrale Hi Scienza dell'Amministratone, 1991, 3.