Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia istituzionale. Secolo XIX
anno
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2000
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193
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L'amministratone degli Affari Esteri sotto Crispi 193
L'elemento catalizzatore e in qualche modo risolutore di tutte le contraddizioni addensatesi nella politica italiana nel 1887 fu Francesco Crispi, Ministro dell'interno nell'ottavo e ultimo gabinetto Depretis, gli succedette alla morte come presidente del Consiglio, conservando l'interno e assumendo anche il ministero degli esteri: concentrò cosi nelle sue mani una rilevantissima somma di poteri, e venne salutato da molte parti come l'uomo del destino, chiamato a guarire il paese dai guai da cui era affetto. All'inizio dell'età dell'imperialismo è abbastanza frequente il caso, nella storia dei diversi paesi europei, che uomini provenienti dalle file della democrazia siano tra i realizzatori più conseguenti della politica delle classi dominanti. Chamberlain partiva da posizioni radicali, non meno che Gambetta e Clemenceau. Miquel, il ministro delle finanze promotore della Sammlungspolitik che consentì di unificare gli interessi degli Junker prussiani e dei grandi industriali della Renania e della Westfalia, era stato, negli anni giovanili, uno dei membri, e più stimati da Marx, della Lega dei comunisti. (...)
Considerato in un più vasto quadro comparativo, ciò che colpisce in Crispi non è il graduale spostamento a destra, ma, semmai, la conservazione di un tono e di un piglio giacobino nel corso di tutta la sua evoluzione politica. (...)
"Vero uomo della nuova borghesia" italiana, secondo una nota definizione di Gramsci, Crispi era e restò per molti anni anche un uomo antico, nel quale gli elementi della provenienza regionale, della formazione culturale e dell'esperienza politica si assommarono, piuttosto che comporsi nell'opera dello statista .,2>
Appena posta in evidenza la circostanza (d'altronde, per molti versi, marginale) che Crispi assunse, nell'occasione, la responsabilità degli esteri affrettatamente e in conseguenza del netto rifiuto di Costantino Nigra, sembra palese l'enfasi portata sul percorso à rebours dell'antico rivoluzionario, approdato infine alla dittatura (seppure parlamentare ).
Eppure, appare diffìcilmente contestabile il fatto che alcune (numerose) riforme realizzate dalla Sinistra siano state in realtà messe in opera da Crispi, avvalendosi degli input già provenienti dalla Sinistra medesima, ma, soprattutto, utilizzando un sofisticato sistema organizzativo di razionalizzazione delle risorse amministrative che rappresenta forse il suo più vero, originale copyright di statista.
Riforma dello Stato attraverso l'amministrazione: questa può considerarsi, in effetti, la lezione crispina. Essendo, altrettanto, la riforma dello Stato derivato immediato di un progetto squisitamente politico, ramministrazione non poteva, coerentemente, che ritenersi altro se non uno strumento privilegiato del primato incontrastabile della politica.
12) E. RAGIONIERI, ha storia polìtica e sociale, in Storia d'Italia, IV, Torino, Einaudi, 1976, pp. 1753-1754.