Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia istituzionale. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <194>
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Pietro Alberto Lucchetti
Strumento giocoforza efficiente ed efficace, per far sì che la politica potesse concretarsi: la prima sollecitudine, in tal senso, per Crispi, deve essere non a caso rivolta all'organizzazione amministrativa.
La legge 12 febbraio 1888, n. 5195, che fu l'architrave dell'intera riforma cri-spina dello Stato, si compose di due soli articoli: nel primo si affermava (risolvendo cosi una lunga polemica teorica e parlamentare) che "il numero e le attribuzioni dei ministeri sono determinati con decreti reali"; nel secondo si fissava per ogni ministe­ro un sottosegretario di Stato, "il quale potrà sostenere la discussione degli atti e delle proposte del ministero nel ramo del Parlamento a cui appartiene, o quale commissario regio in quello di cui non fa parte". Nel primo articolo si volle afferma­re (o riaffermare) la totale autonomia dell'esecutivo dal legislativo per quanto riguar­dava la propria organizzazione; nei secondo, rinunciando implicitamente alla figura del segretario generale prevista nell'ordinamento del 1853, si volle "parlamentizzare" il vertice arnministrativo, ponendo, al di sotto del ministro e al di sopra dei direttori generali, un esponente del Parlamento (e quindi della classe politica) con lo specifico compito di rafforzare la presenza del ministero nelle due Camere .13)
La forza della politica e l'intento di riforma amministrativa per mezzo di nuovi modelli organizzativi appaiono evidenti. Le stesse osservazioni ancora proposte da Guido Melis, tendenti ad evidenziare forti zone d'ombra nell'azione crispina concernente l'amministrazione,
dalla [riforma] discesero però conseguenze di rilievo anche per gli assetti interni dell'amministrazione: innanzitutto la conclamata volontà di accrescere il controllo della politica sugli apparati (...) indusse a cercare un'organizzazione dell'amministra­zione centrale tendenzialmente più uniforme, che andò articolandosi quasi ovunque (e pare senza che Crispi stesso ne fosse inizialmente particolarmente conten­to) secondo lo schema base delle direzioni generali. (...) Con ciò non si vuole accre­ditare l'immagine di un Crispi riformatore della burocrazia, quando al contrario il suo impegno si esercitò soprattutto sui "rami alti" e sulle grandi riforme. A differen­za di Giolitti (...) Crispi non fu un profondo conoscitore della burocrazia (...). Fu invece, essenzialmente, un legislatore, convinto nell'intimo che ben legiferare equi­valesse a ben amministrare ,u)
13 G. MELIS, Storia dell'amministrazione italiana, 1861-1993, Bologna, H Mulino, 1996, pp. 128-130. Su Crispi e sulle riforme amministrative crispine, oltre a quanto qui citato, si veda anche A. CAPONE, Destra e Sinistra da Cavour a Crispi, Milano, ristampa Editori Asso­ciati, 1996, F. FONZI, Francesco Crispi, ad vocem in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1984, l.S.A.P. (a cura di), he riforme crispine, 4 volumi, Milano, Giuffrè, 1990, G. MELIS, L'amministrazione, in R. ROMANELLI (a cura di), Storia dello stato italiano dall'Unità a oggi, Roma, Donzelli, 1995, S. SEPE, Amministrazione e storia. Problemi delia evoluzione degli apparati statali dall'Unità ai nostri giorni. Rimini, Maggioli, 1995.
H) G. MELIS, Storia dell'amministrazione italiana cit., ibidem.