Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia istituzionale. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <197>
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L'amministrazione digit Affari Esteri sótto Cri spi 197
L'ipotesi che qui si prospetta è che la riforma crispina degli esteri, con­scia sia dell'impossibilità di servirsi immediatamente di homines novi (speri­mentata prima dell'avvento di Crispi), sia del conseguente deficit di comunica­zione tra politica e corpo diplomatico, abbia inteso porvi rimedio innanzi­tutto con l'inserimento di un relais politico, in luogo di quello amministrativo preesistente.
L'istituzione del sottosegretario di Stato e l'abolizione della figura del segretario generale, molto più che per gli altri ministeri, tende, per la Consul­ta, proprio a colmare lo iato tra nuova dirigenza politica e vecchia burocrazia ministeriale.19)
Una risposta in puro stile Crispino, a caratterizzazione, cioè, squisita­mente organizzativa, realizzata con uno strumento politico per eccellenza finalizzato a rispondere ad una esigenza amministrativa, nonché mirata in via esclusiva ai rami alti dell'amministrazione.
Non appare inutile ricordare, in proposito, l'antica professionalità gior­nalistica di Crispi e l'altrettanto consolidato apprezzamento dello stesso per il sistema amministrativo anglosassone. Una combinazione molto significativa in senso esplicativo dello strumento utilizzato per far fronte all'appena deli­neato deficit di comunicazione.
Naturalmente, tenuto conto del carattere dell'uomo Crispi,20) il sistema comunicativo veniva integrato con quello meno sofisticato e più tradizionale
195 Malvano, ad esempio, che è stato per molti anni segretario generale del ministero degli Esteri prima e dopo Crispi, ha mantenuto una voluminosa corrispondenza personale con i principali ambasciatori del suo tempo, corrispondenza che (...) riesce spesso illuminante: da essa, ad esempio, traspare ia sostanziale opposizione degli ambasciatori piemontesi alla politica avventurosa di Crispi, alle pesanti interferenze di quest'ultimo sulla carriera' E. SERRA, Introduzione alla storia dei trattati e alla diplomazìa, Milano, ISPI, 1975, p. 242. Su Giacobbe Isacco (Giacomo) Malvano, tenace avversario di Crispi, si veda, tra l'altro, il bel ritratto proposta ancora da Enrico Serra su Affari esteri (n. 93 del 1992), pp. 197-211.
2) Quando Corti, ambasciatore a Londra, gli scrive di non saper come formulare le proposte da presentare al Negus, e l'inviato inglese sir Portai attende frattanto a Massaua, gli telegrafa di rileggersi bene le disposizioni che gli ha impartito in precedenza, provando meraviglia "che, avendo abbordato tale questione, Ella non abbia preventivamente preso conoscenza di tutti i documenti che vi si riferiscono". E Io invita "a rileggere i telegrammi", M. GRILLANDI, Crispi, Torino, UTET, 1969, p. 410. Nell'ottobre 1888 era venuta libera l'Ambasciata di Londra, in seguito alla morte di Robilant. Blanc pose la sua candidatura, cui riteneva di aver diritto per la sua anzianità di servizio. La scelta cadde, invece, su Tornielli. Allora lui, impetuoso com'era, rassegnò telegraficamente le dimissioni. Crispi le respinse, perché "dopo i successi da V. E. ottenuti a CostantinopolL.il favore del Sultano e della Porta le permetteranno ancor più segnalati servigi alla dinastia ed al Paese". Il telegramma (...) terminava, però, con una ammonizione (..,): "non vedo come anzianità possa dar norma nella