Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia istituzionale. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <200>
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Pietro Alberto Lucchetti
Stato, ma, soprattutto, al gabinetto ministeriale, grande megafono (e, al contempo, grande orecchio di Dionisio) del ministro, alias presidente del Consiglio dei ministri,
E proprio nella modernità di tale sistema di comunicazione a due vie che risiede il superamento, almeno concettuale, da parte di Crispi, della poli­tica del vorrei ma non posso dei suoi predecessori nei confronti della ge­stione sia della politica estera, sia dei rapporti con la burocrazia diplomatica.
Tutto può dirsi, infatti, fuorché, in tale campo, che le scelte di fondo di Crispi, giuste o sbagliate che possano essersi rivelate (dal duello rusticano con la Francia all'ostinato allineamento con Berlino, dalla politica di poten­za all'impresa d'Africa), siano state poco conosciute da coloro che doveva­no concorrere a formarle e quindi ad applicarle, nonché, soprattutto, dalla pubblica opinione.
Un metodo di partecipazione civile ante litteram che, durante l'esilio gio­vanile, il collaboratore parigino del Courier franco-italien e il polemista londi­nese del Daily News non poteva, seppure sommariamente, non aver cono­sciuto ed apprezzato in nazioni di più antica tradizione democratica.
Due esempi, del tutto significativi. Il primo:
Il modello di Ministero che si veniva così a realizzare ebbe due fondamentali caratteristiche: si rafforzò la guida politica sulla diplomazia e si diede razionalità all'intero sistema, irrobustendo i collegamenti burocratici tra un settore e l'altro del Ministero. Tutto ciò fu poi completato con una fitta serie di disposizioni particolari sul lavoro d'ufficio (anche per quello dei diplomatici, che avevano sino ad allora goduto di una certa autonomia): rispetto delle scadenze, istruzioni per la redazione dei rapporti, continua richiesta di informazioni e statistiche secondo schemi preco­stituiti, nuove norme sulla tenuta della corrispondenza e degli archivi. È stato calcolato che dal 31 luglio 1887 al 6 febbraio 1891 furono emanate 103 circolari contro le 50 del quadriennio precedente e contro le 39 del quadriennio successivo (...) La nuova stagione diede anche impulso alla redazione del Bollettino del Ministero degli Affari Esteri (dal 1888), così come accadeva in quegli stessi anni in altre ammi­nistrazioni; fu rinnovato YAnnuario diplomatico del Regno d'Italia, furono risistemati gli Archivi del Ministero (...), si intensificò l'attività pubblicistica (in particolare i Libri verdi e la pubblicazione a stampa di circolari e altre fonti) .25)
Il secondo:
Come Pisani Dossi, la cui fedeltà per Crispi era stata completa (...), lo stesso poteva dirsi [per] Primo Levi, conosciuto negli ambienti giornalistici come l'Italico
2S) G. MELIS, Storia dell'amministrazione italiana cit., pp. 170 e 173.