Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia politica. Secolo XX
anno <2000>   pagina <222>
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222 Vincenzo G. Pacifici
sarebbe questo presidente per interim è difficile prevedere, perché si sa che l'ono­revole Tittoni non tollererebbe la supremazia dell'onorevole Ronchetti e viceversa, e che la implacabile rivalità fra i due passati e futuri colleghi fu tra le ragioni che determinarono le precipitose dimissioni dell'on. Giolitti. Un Ministero senza presi­dente, nel governo parlamentare quale vige in Italia, è un assurdo logico e politico, perché non è un Ministero .
La nota del 24, che reca il titolo La continuatone della crisi, intrawede un futuro nebuloso ed incerto e lancia accuse pesanti verso l'area giolittiana, responsabile e i termini non sono sicuramente equivoci di non aver curato i mali nazionali, giungendo ad una frattura, ad un divorzio tra le istituzioni e il paese:
Le voci più schiette udite alla Camera hanno espresso tutte la volontà e la necessità che un nuovo Governo nasca non da un equivoco, ma da un'afferma­zione aperta di una finalità politica concreta [...]. La fine dell'equivoco vuol dire la fine degli espedienti che hanno logorati i partiti parlamentari, hanno degradato il carattere politico, e finiscono per agire come irritanti del paese.
Irritanti, perché .mentre i problemi permangono vivissimi e impellenti il tributario, il militare, il ferroviario, lo scolastico, ramministrativo ecc. i manipo­latori del nuovo ministero non ne tengono conto. Il loro problema è uno solo; legare la maggioranza e rimanervi legati dentro. Le cose, a cui faceva appello ieri l'on. Tittoni, non sono altro che parole; e sono parole vuote di senso politico. Sulla base di questo divorzio tra Camera e paese non è possibile che sorga un Governo vitale ed utile. La crisi ministeriale potrà in questo modo chiudersi in apparenza, ma continuerà a rimanere sostanzialmente senza risoluzione .
Il quotidiano torinese La Stampa-Gaietta Piemontese, ancora ben lon­tano, come si è rilevato in precedenza, dal totale allineamento con le posi­zioni giolittiane registrato con il quarto dicastero delf uomo di Dronero, nel numero di venerdì-sabato 24-25 marzo, dopo aver rilevato la grande impressione suscitata dal discorso di Tittoni, tanto abile, calmo e garbato, sottolinea la comune persuasione che il senatore romano si era legittima­mente conquistato il posto di presidente del Consiglio e che nessuno, neppure Fortis, avrebbe potuto disputarglielo. Riporta infine come opi­nione di moltissimi che il baccano inscenato, dopo le malaccorte affér­mazioni su Cornaggia, fosse meditato [...] non tanto dall'Estrema quanto dai radicali e dai democostituzionali che l'hanno giurata a morte al Tittoni e non lo vogliono al Governo. Nel numero dell'indomani parla di situa­zione comica e mostra un nettissimo rifiuto per la soluzione dettata da Giolitti: