Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia amministrativa. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <520>
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Martina Simeti
la libera iniziativa siasi manifestata, almeno in qualche forma; che l'azione dello Stato paia dispotica o superflua; che al senso di disciplina, imposto dall'altro possa sostituirsi quello che si avverte e si applica spontaneamente nei singoli centri locali.
Non era però quella la realtà delle cose. Egli riteneva piuttosto che in passato l'azione dello Stato anziché forte come sosteneva Baccelli, fosse stata debole, indirizzata male e in modo non uniforme ai vari atenei del regno. E che le università, invece che da un sentimento di riscossa nei confronti della tutela dello Stato, fossero state via via sempre più pervase da una profonda apatia. Dato questo stato di cose, con una cultura universita­ria che pargoleggia [va] ancora, in nome di che e per conto di chi si vo[leva] ora concedere una libertà anticipata?. E domandava Arcoleo rivolgendosi direttamente a Baccelli era da considerare arte di buon medico suscitare soverchia e improvvisa vitalità in organi mortificati d'ane­mia? .39>
E difficile non pensare che dietro alle voci d'orientamento antiauto-nomistico non vi fosse il riferimento ai risultati dati dalla nascita di alcuni consorzi universitari grazie ai quali le éiites locali si erano impegnate a rilanciare i piccoli atenei. Quelle prime esperienze di parziale coinvolgimento della periferia nella gestione delle università avevano già ampiamente dimo­strato come il legame con le realtà locali portasse al consolidamento del policentrismo ereditato con l'unità, più che al miglioramento delle strutture e dell'insegnamento. Una conseguenza inevitabile se, come spesso avveniva, i finanziamenti erano finalizzati all'aumento degli stipendi dei professori invece che al miglioramento delle strutture. Su questo punto si trovava d'accordo anche uno tra i sostenitori più sinceri della causa autonomistica come il clinico Arnaldo Cantarli, il quale, in uno scritto pubblicato sul numero del 16 gennaio 1883 del Dirìttoy ammetteva che le perplessità avanzate dai detrattori del progetto circa il fatto che gli atenei potessero dirsi sufficientemente maturi da non risentire i danni di una sconfinata autonomia erano ampiamente giustificate dall'esempio poco edificante delle amministrazioni autonome.31)
Il leitmotiv del troppo presto3?) che dì lì a qualche anno avrebbe dominato il dibattito sulla questione sociale andava dunque ben oltre la
Ibidem*
?') A, CASTANI, La concorrenza delle università e quella dei professori, in // Diritto, 16 gennaio 1883.
2Q L. MANGONI, Giuristi e politica. Il diritto come supplenza, in A. SCHIAVONK (a cura di), Stato e cultura giuridica in Italia dall'Unità alla Repubblica, Roma-Bari, Laterza, 1990, pp. 314-320.