Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia amministrativa. Secolo XIX
anno
<
2000
>
pagina
<
521
>
La riforma Baccelli 521
tradizionale mentalità colta meridionale. Oltre a Cantarli infatti lo riproponevano anche altri grandi ammiratori del sistema germanico come Carlo Cantoni o il linguista Graziadio Isaia Ascoli. Entrambi assai lontani da quegli indirizzi eppure concordi nel ritenere che in quelle condizioni lo Stato non poteva permettersi di fare a meno di sorvegliare e di ingerirsi nella vita delle università; il suo compito era e doveva rimanere quello di invigilare, sorvegliare su di esse come unico moderatore della pubblica istruzione M
lì tipo della riflessione antiautonornista non riguardava il rischio di una messa in crisi dell'unità nazionale. I riferimenti a un'unificazione non cementata o alle screpolature nell'edifìcio nazionale rientravano piuttosto in una chiave di lettura sensibile alle esigenze del nation building, che in un contesto frammentato e disomogeneo come quello italiano tendeva ad identificare la dimensione municipale con un elemento frenante per lo sviluppo di una cultura generale, nazionale, italiana.34)
Ma a sollevare il problema del regionalismo , più ancora del concorso finanziario degli enti locali al mantenimento delle università, era decisiva una disposizione aggiunta nella versione del progetto della commissione parlamentare che prevedeva la presenza di rappresentanti di province e comuni nei consigli di amministrazione delle università. Aprendo uno spazio nuovo alla partecipazione diretta delle istituzioni periferiche alla gestione interna degli atenei, quell'articolo di legge sembrava spianare la strada a una trasformazione delle università da nazionali in istituti puramente provinciali o comunali35) rischiando con ciò di chiudere la vita scientifica nella cinta daziaria della regione.36)
In discussione non era evidentemente l'intenzione del ministro, il quale vedeva nell'autonomia la strada per riuscire finalmente a dare una maggiore uniformità al sistema universitario. A trovare scarse adesioni erano piuttosto i presupposti su cui la strategia autonomista sembrava basarsi: la fiducia nella capacità della periferia di gestire le università ed eventualmente, in casi di difficoltà di ordine finanziario, anche di rinunciare ad esse in nome di un superiore interesse nazionale.
W) Due conversazioni sulla riforma universitaria, in // Corriere della Sera,5-6 dicembre 1883,
**) L'autonomia universi/aria, in La Rassegna, 8 dicembre 1882.
*> C. CANTONI, Parole pronunciate dal rettore Carlo Cantoni per l'inauguratone dell'anno accademico 13~84 al/IJttJomftà .diPavia, Pavia, Tip. Bizzonj, 1884, in cui affermava che la trasformazione degli atenei in istituti di carattere meramente provinciale sarebbe stata detcrminata dal conflitto permanente tra le ragioni economiche dei rappresentanti degli enti locali e gli interessi della scienza promossi dui professori costretti a convivete nei consigli dì amministrazione.
*9. L'autonomia universitaria* m La Rassegna, 8 dicembre 1882.