Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia amministrativa. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <522>
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Martina Simeti
A questo proposito sono rivelatrici le parole del filosofo fiorentino Giacomo Barzellotti, che, in una lettera alla Rassegna > spiegava come in un contesto privo di un sentimento collettivo di grande unità scientifica difficilmente poteva sorgere una sana lotta per la cultura. Al contrario, affermava, essa si sarebbe snaturata in una lotta puramente commerciale 1M università costrette a fare gli interessi di una provincia o di un comune che da[vano] loro da vivere . Una sorta di americanismo universitario , lo definiva. E sempre riferendosi agli atenei, proseguiva:
non per questo c'è da sperare che i più deboli lascino il campo agli altri: ne nasceranno anzi dei nuovi e del pari poco vitali. Son là a provarlo le università secondarie vissute a stento fino a oggi e che ora rialzano il capo pronte a valersi dei vantaggi della nuova legge.37)
Erano in molti a condividere l'idea di Barzellotti che con l'autonomia si sarebbe andati incontro non solo alla cristallizzazione degli atenei ereditati dagli antichi stati regionali, ma addirittura a un loro ulteriore aumento. Un aumento che sarebbe andato a tutto danno del paese e della scienza stessa se, come prevedeva uno degli osservatori più attenti di cose univer­sitarie come Cantoni in un articolo comparso sulla Nuova Antologia nel 1881 quei nuovi centri d'istruzione superiore sarebbero stati fondati non per amore della scienza e per il pieno e il libero sviluppo di questa, ma con intenti partigiani o per gare di gelosia municipale .38)
Quell'ipotesi si presentava tanto più verosimile in un momento in cui le pressioni dei ceti sociali emergenti alla ricerca di una legittimazione sociale attraverso il conseguimento del titolo dottorale, in particolare in legge e in medicina accrescevano gli interessi della periferia sulle univer­sità. Questa pressione era confermata dalle statistiche sulla distribuzione degli studenti suddivisi per università, che inducevano un commentatore della Perseveranza ad affermare:
Tutto un gran gruppo di altre professioni, in apparenza più umili, ma più produttive, ha [...] acquistata una influenza maggiore nella vita sociale. Ciò che occorre ali Italia è di chiamare a questa il soverchio, poiché è tale, di quelli che ora, non sapendo che cosa fare, né dove andare, s'affollano ancora alla carriera universitaria, e non trovano poi nessun uso sufficiente dei loro studii. Ma questo non piace alle classi borghesi delle varie città e provincìe alle quali le università appartengono. Dura il pregiudizio, che le carriere dell'avvocato, del medico, dcl-
stl. h'aita cultura nelle Università t />/', 6 dicembre 1883,
*> GATTONI, La riforma universitaria, in Nuova Antologia, XXVI, 1881, fase. VI, pp. 228-249 e fase. VII, pp. 596-621.