Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia amministrativa. Secolo XIX
anno <2000>   pagina <537>
immagine non disponibile

La riforma Baccelli 537
Governo, una specie di appoggio, di cui si valgono quando c'è qualche cosa di dubbio che implichi responsabilità.8
Così suonava la conclusione tirata dal professore dell'Accademia scien­tifico letteraria di Milano circa l'opposizione dei docenti universitari al disegno di legge.
7. Al termine di tre mesi di appassionato confronto parlamentare e di tre anni di dibattito pubblico, il 28 febbraio 1884 giunse il momento per la Camera di scegliere se modificare il sistema universitario nazionale in senso autonomistico o invece lasciarlo così com'era. I rappresentanti delle univer­sità minacciate dalla riforma non erano pochi nell'emiciclo. E nessuno accettava di vedere messa in discussione la sopravvivenza delle università periferiche da un sistema iperselettivo. Le ragioni di quegli interessi piccoli e meschini trassero grande forza dall'opposizione del mondo accademico, con cui spesso e inevitabilmente si intrecciavano. Così come determinante fu in questo senso il timore diffuso nell'opinione pubblica che la diminu­zione del ruolo dello Stato sull'istruzione superiore potesse compromettere uno dei pilastri su cui si reggeva un'identità nazionale lungi dall'essere giunta a compimento.83)
L'iter parlamentare del disegno di legge Baccelli non venne troncato di netto. Il progetto infatti fu approvato dal Parlamento, anche se con una maggioranza estremamente risicata: 143 voti favorevoli e 135 contrari. La riforma fu neutralizzata subito dopo grazie a un'abile operazione di Depre-tis, che sostituì Baccelli con un ministro che poteva assicurare sonni tran­quilli ai rappresentanti delle università minori.84) Si trattava del fidato Mi­chele Coppino,85) la cui nomina alla Minerva segnò la fine della riforma Baccelli. Grazie al suo intervento, infatti, mentre il disegno di legge veniva stravolto dal relatore della commissione senatoriale Cremona il quale,
H2-> Come la pensa un professore favorevole alla legge Baccelli, in II Corriere della Sera, 29-30 gennaio 1884.
**) Cosi Una seconda edizione, in La Perseveranza, 26 gennàio 1884, in cui le rivendica­zioni avanzate dai rappresentanti locali in Parlamento al fine di ottenere maggiori finanziar menti pubblici tacevano pensare a una seconda edizione di quel mortificante e scandaloso spettacolo che aveva caratterizzato la discussione sulla legge ferroviaria.
**> Le riforme in ridicolo, in La Riforma, 13 dicembre 1883.
ft5) Nessuno meglio di lui aveva cercato di proteggere gli interessi delle piccole università chiedendo di rinviare il conferimento dell'autonomia fino al giorno in cui alcuni dei nostri istituti per fortunate larghezze [fossero stati] messi in grado di bastare a sé stessi e a promuovere efficacemente il progresso della superiore cultura nazionale. Cfr. AP, CD, Discussioni, 24 gennaio 1884, pp. 5371-5377.