Rassegna storica del Risorgimento
STATO ; MANIFESTO
anno
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2000
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Marco Giomini
U Terzo stato rappresentando la maggioranza assoluta della popolazione francese ha dunque, secondo Sieyès, il diritto di abbandonare il luogo della sua prigionia, gli Stati Generali (che operano in netta cesura con la nascente nazione universalistica), al fine di costituire un'Assemblea nazionale, luogo istituzionale in cui possa riunirsi una rappresentanza unitaria dei cittadini dalla quale restino esclusi il clero e la nobiltà, in quanto e fin quando portatori di interessi privilegiati oramai intollerabili.44)
Possiamo dunque dire che questa aspirazione costituisce il nucleo intimo, essenziale, di tutto lo scritto dell'abate: rompere con la tradizione degli Stati Generali significa rompere definitivamente con un assetto socio-politico non più corrispondente alle esigenze dei tempi e della borghesia produttiva. L'Assemblea legislativa è, nell'ottica di Sieyès, un organo costituzionale, composto di deputati titolari di un pieno mandato a rappresentare la nazione intera che li ha prescelti.
L'attività dell'Assemblea nazionale è di natura legislativa: la legge diviene, in altri termini, la voce della nazione. Sieyès considera dunque necessario che l'attività legislativa sia affidata ai soli rappresentati eletti: il che gli fa escludere che un monarca ereditario possa partecipare a quella funzione politica suprema che è la "formazione della legge", [...] Il principio elettorale giustifica al tempo stesso l'eteronomia della legge, che è la volontà di rappresentanti fomiti di un mandato libero, e l'identità fra volontà del legislatore e volontà comune, poiché è solo in virtù dell'autorizzazione di tutti che i pochi (eletti) hanno il diritto di interpretare ed esprimere quella volontà comune. Ecco perché, nella logica del governo rappresentativo dell'abate, il re (ereditario) non può essere rappresentante legislativo.45) Funzione
questo essi chiamavano libertà. E fine dei moderni la sicurezza nel loro privato piacere: e chiamano libertà le garanzie accordate dalle istituzioni a questo piacere. B. CONSTANT, Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, Treviso 1954, pp. 61-62.
**) Con grande enfasi Sieyès afferma: In una simile situazione, che cosa resta da fare al Terzo per entrare in possesso dei suoi diritti politici in maniera utile alla nazione? Due sono le vie per riuscirvi. Secondo la prima, il Terzo deve riunirsi separatamente: non si metterà con la nobiltà e con il clero, non voterà con loro né per ordine né per testa. Richiamo l'attenzione sull'enorme differenza che corre tra l'assemblea del Terzo stato e quelle degli altri due ordini. La prima rappresenta venticinque milioni di uomini e delibera sugli interessi della nazione. Le altre due, anche se si riunissero, avrebbero poteri soltanto da duecentomila individui e si curerebbero soltanto dei loro privilegi. Il Terzo, si dirà, non può formare da solo gli Stati generali. Ebbene, tanto megliol Costituirà un'Assemblea nazionale. Un suggerimento di tale importanza va giustificato ricorrendo a quanto di più chiaro e di più sicuro offrono i buoni principi. E.-J. SiEYfts, Che cos'è il Terqp stato? cit., p. 196.
tè) p. PASQUINO, Il pensiero di Sieyès, in E.-J. SlBYfis, Opere e testimonianze politiche cit, pp. 18-19.