Rassegna storica del Risorgimento

STATO ; MANIFESTO
anno <2000>   pagina <601>
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Libri e periodici
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Le corrispondenze degli anni Sessanta, sono un resoconto delle problemàtiche affrontate dalla classe dirigente italiana: i difficili rapporti fra Stato e Chiesa, il deficit del bilancio pubblico, la terza guerra d'indipendenza, la spedizione di Garibaldi per la liberazione di Roma.
Negli anni Ottanta e Novanta le corrispondenze continuano a trattare diversi temi politici: le elezioni, i governi che si succedono, i rapporti con gli stati stranieri, la situazione finanziaria, le avventure coloniali, gli scandali bancari. La White pur se­guitando ad offrirci uno spaccato della politica parlamentare italiana, accentua l'attenzione sulle condizioni di vita delle classi meno abbienti; infatti in quegli anni numerosi sono gli articoli dedicati ai problemi sociali. Temi a lei familiari fin dai tempi delle imprese garibaldine quando al seguito del Generale ha girato in lungo e in largo la penisola prendendo coscienza della miseria e dell'abbrutimento in cui vi­vevano le popolazioni rurali. Dopo l'Unità visita molte regioni italiane per docu­mentarsi di persona sulle condizioni di vita dei contadini, sulla popolazione napole­tana, sugli ospedali, sulle scuole, sulle carceri, sulle miniere, sui ricoveri, sui sifilicomi. Indagini a cui seguono i suoi scritti inerenti le grandi questioni dell'Italia post-unitaria: l'analfabetismo, il colera, la pellagra, la questione meridionale, il brigantag­gio, la mafia, le rivolte dei contadini, lo sfruttamento dei carusi, i fondaci di Napoli, le condizioni delle opere pie, i primi scioperi, le repressioni di fine secolo e l'avvio della legislazione sociale. La White in queste corrispondenze denuncia sia l'estrema miseria e le ingiustizie di cui sono vittime le fasce sociali più povere sia l'inerzia e i ritardi della elasse politica italiana, anche di quegli uomini della sinistra verso i quali vanno le sue simpatie, responsabile dello stato di arretratezza della penisola. La sua valutazione critica verso il sistema politico emerge chiaramente dalle sue osservazioni di fronte alla miseria di Napoli: temo che niente sarà fatto per migliorare la condi­zione delle classi povere di Napoli e dell'Italia in genere, fino a quando la sopporta­zione paziente avrà superato il suo limite estremo, e il popolo insorgerà a propria difesa e si farà giustizia da sé . Emblematiche al riguardo sono anche le seguenti sue considerazioni: è triste rendersi conto, dopo trentacinque anni di vita nazionale, che queste due parole, criminalità e miseria, riassumono la storia d'Italia; tuttavia questa è la verità, e finora ci sono pochissimi segni di riforme radicali tali da poter portare da sole ad una riduzione della miseria e alla conseguente diminuzione della criminalità .
Negli ultimi anni i suoi articoli su The Natian diventano un susseguirsi di me­morie in onore dei personaggi che fecero l'Italia, da Garibaldi in poi. L'interesse della White per le questioni politiche si attenua e subentra un certo scetticismo che la porterà a confidare all'amico Crispi: io non scrivo di politica che mi nausea, vivo in questa isolata campagna [...] pensando e scrivendo sempre del passato* che era tanta più bello che questo insulso presente. Con la scomparsa di Crispi, nel 1901, la sua desolazione si accentua: ora tutto è finito [...]. L'Italia ci sembra un cimitero; ci sentiamo guardare la processione che si incammina verso la baia portando "l'ultimo della vecchia guardia" verso la terra natale e la terra del suo lavoro glorioso e trionfante per la Sicilia e per l'Italia. Nella sua ultima corrispondenza si riaffaccia la speranza di un progresso delle classi popolari possibile con il governo di Sonnina. Alcune delle eematiche affrontate dalla White alludono a questioni ancora oggi attua-