Rassegna storica del Risorgimento
STATO ; MANIFESTO
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2000
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pagina
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606
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606 Labri e periodici
A spiegare questo prolungato silenzio, e iì frettoloso accenno al riguardo in opere di carattere generale, si possono richiamare motivi di carattere tecnico ed altri di più generale ordine storiografico.
Fra i primi è certamente l'assenza o inaccessibilità di un archivio di Antonio Starrabba di Rudini. Infatti, se per quanto riguarda Giolitti o Crispi disponiamo di consistenti archivi personali che permettono di compiere con relativa facilità ricerche approfondite e di bene conoscere e comprendere anche le intenzioni e i progetti di quegli statisti, introvabile e forse distrutto è invece l'archivio del marchese di Rudini. Ciò può avere certamente scoraggiato dei ricercatori, anche se si deve osservare che questo non può essere l'unico motivo del silenzio, dal momento che degli studiosi coraggiosi, e in prima linea Mario Belardinelli, hanno affrontato, spesso con ottimi risultati, lo studio degli ultimi ministeri che di Rudini resse alla fine del secolo.
Fra i motivi più generali e ampiamente storiografia del silenzio sul passaggio dalla direzione liberal-democratica a quella Iiberal-moderata credo vi sìa stata a lungo la tendenza molto diffusa tra politologi e storici a negare l'esistenza di veri partiti nell'Ottocento italiano, ammettendosi l'esistenza di un solo grande e indifferenziato partito liberale, borghese e laico, al di fuori del quale si sarebbero mossi soltanto movimenti o partiti antisistema. Si deve poi aggiungere che quanti pur ammettevano l'esistenza, nel parlamento e nel paese, di più partiti liberali, a lungo hanno riservato la loro attenzione soltanto alla Sinistra, e particolarmente all'Estrema. Molti storici hanno poi privilegiato lo studio del partito socialista, nato dopo la caduta del ministero di Rudini, e del tempo nel quale ebbero un ruolo, almeno fra le vittime, moderni movimenti o partiti che volevano rappresentare le masse, soprattutto nella crisi di fine secolo.
Negli ultimi decenni, cioè dopo il libro di Belardinelli che è del 1976, sono apparsi finalmente più libri anche sulla Destra italiana fra Ottocento e Novecento, come quelli di Maria Marcella Rizzo (nel 1982 su L'Idea Uberale e nel 1889 su Salan-dra), di Ballini sui rudiniani all'inizio del nostro secolo (del 1984), di Pecorari su Luzzatti (dal 1983), di Cammarano sui moderati intransigenti della Federazione Cavour (del 1990). Queste opere, che rappresentano un fondamentale filone di studi della recente storiografia, nel quale l'opera di Carusi intende inserirsi, non riguardano però il progetto e il governo rudiniano del 1891-92, anche se due recentissimi studi, di carattere generale, di Cammarano e di Rogari mostrano come si faccia strada una considerazione meno disattenta nei confronti del primo ministero del nobile siciliano.
Per dare il più solido fondamento alla ricostruzione di tale Ministero, Paolo Carusi, dopo aver fatto un nuovo e vano tentativo per rintracciare l'archivio personale di Rudini, ha cercato di sopperire alla lacuna compiendo, con buoni risultati, una molto vasta e difficile ricerca in tanti archivi pubblici, ecclesiastici e privati in Italia, nella Città del Vaticano e a Parigi. E, con notevole capacità di sintesi, evitando prolissità e divagazioni, ha incluso in una esposizione particolarmente chiara e ordinata, i diversi aspetti dell'attività governativa di Rudini. Va notato lo spazio dato in essa alla politica estera, della quale bene si colgono le connessioni, a volte assai strette, con la politica interna e quella ecclesiastica.