Rassegna storica del Risorgimento
STATO ; MANIFESTO
anno
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2000
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607
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Libri e periodici 607
In tale esposizione, che si può considerare completa, emerge il tema del riordinamento dei partiti italiani, che di Rudinì intende attuare ricostituendo una consistente forza di opposizione, cioè una Destra rinnovata e accresciuta mediante l'unione di tutte le formazioni moderate e conservatrici, e l'afflusso di nuove energie e di nuovi elettori.
Il piano del Rudinì, secondo Carusi, si sviluppa concretamente dal 1890 e prevede almeno due tempi: quello iniziale della unificazione della Destra storica col superamento della divisione fra moderati intransigenti e moderati trasformisti per dare forza al partito e permettere al suo capo di ottenere la presidenza del Consiglio; e quello successivo con il mutamento della legge elettorale e la conquista, con un indirizzo conciliatorista, di consensi e voti cattolici così che possano assicurare alla parte liberal-conservatrice una stabile maggioranza e un governo chiaramente contrapposto alla Sinistra.
Partendo dallo studio delle maggioranze crispine già compiuto da Luigi Lotti, l'autore di questo libro segue con attenzione l'abile politica del Rudinì, che attenua la sua opposizione a Crispi, fra la primavera e l'estate del 1890, in corrispondenza della tensione fra questi e l'Estrema Sinistra, riuscendo così ad ottenere influenza nella gestione ministeriale delle consultazioni politiche del novembre, che vedono l'elezione di molti moderati, i quali possono ora condizionare il governo. Uno scatto di Crispi, che vuole sottrarsi a tale condizionamento, porta ad un ricompattamento di tutta la Destra in Parlamento ed all'avvento del marchese alla direzione del nuovo esecutivo.
Di Rudinì, data la situazione parlamentare, ha dovuto accettare nel suo governo una puntarella di Sinistra costituita dal ministro dell'Interno Nicotera. Stabilito con questi un accordo circa il ritorno al sistema elettorale su base uninominalista, il marchese si adopera per un miglioramento dei rapporti con la S. Sede che assicuri, come si è detto, l'apporto di molti voti cattolici e la vittoria del fronte liberal-consetvatore in future elezioni. Mi sembra che la ricerca di Carusi abbia fornito elementi interessanti per una miglior conoscenza di quell'orientamento conciliatorista che di Rudinì avrebbe manifestato da quel tempo fino all'inizio del 1897.
Voglio, al riguardo, citare almeno l'intelligente utilizzazione, da parte di Carusi, di uno spunto che gli viene offerto da un importante documento da lui rintracciato fra le carte della S. Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari: si tratta di un resoconto stilato dal card. Rampolla, segretario di Stato, il 27 febbraio del 1896, ma utile per comprendere un cammino che ha inizio almeno dal 1890. In esso il cardinale riferisce il dialogo svoltosi in un suo incontro segreto con il marchese di Rudinì, che, preparandosi a sostituire nuovamente Crispi alla presidenza del consiglio, intendeva riprendere i contatti con la S. Sede anche se con maggiore prudenza rispetto al 1891. Ad una precisa domanda di Rampolla circa la persona più adatta a svolgere la funzione di intermediario fra il governo e la S. Sede, di Rudinì avrebbe risposto facendo il nome del conte Paolo di Campello. Con ricca documentazione Carusi ripercorre il cammino di questo nobile di Spoleto a partire dal 1886: è in sostanza un cammino che porta dalla stretta collaborazione fra cattolici conservatori e cattolici intransigenti neir Unione Romana per le elezioni amministrative (e dal sostegno a quel sindaco Torlonia, che, come ha bene dimostrato Ciampani, ha nello