Rassegna storica del Risorgimento

STATO ; MANIFESTO
anno <2000>   pagina <610>
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610 Libri e periodici
Nel primo saggio, // giardino della memoria, Alessandro Cremona affronta il problema delle radici storiche e polidche dei busti del Pincio. Infatti, fin dal 1849, durante gli anni della Repubblica Romana, si era avanzata l'ipotesi di realizzare nella capitale una serie di busti e sculture miranti a celebrare gli uomini illustri del passato. L'autore mette giustamente in luce le matrici illuministiche di un tale progetto, già ideato e parzialmente iniziato nel XVIII secolo, durante il governo pontifìcio. Un progetto non certo nuovo né del tutto innovativo giacché aveva trovato realizzazio­ne anche in altre città della penisola, si pensi a Prato della Valle a Padova. Ma, allo stesso tempo, è interessante notare come una prima formulazione di questo tema, teso alla celebrazione degli uomini illustri, traspaia anche dagli scritti di Mazzini, an­cor prima di essere attivamente progettato dalla Roma capitale dello stato unitario.
Il secondo saggio di Laura Francescangeli, Monumenti onorari e committenza arti­stica nel Municipio della Tera Roma. Fonti documentarie nell'Archivio Storico Capitolino, traccia quindi un profilo della politica monumentalistica avviata dal Municipio roma­no a partire dal 1870, di cui il percorso monumentale-attrezzato del Pincio è un aspetto. Le vie e le piazze della capitale presero, infatti, a popolarsi di targhe ricordo, busti e statue (si veda al riguardo anche il recente studio di L. Berggren e di L. Sjòstedt, L'ombra dei grandi. Monumenti e politica monumentale a Roma (1870-1895), Roma, 1996) tesi a celebrare i grandi del passato italiano e del Risorgimento, accomunati sotto la bandiera dei padri della patria . In questo senso paiono esem­plari gli atti della Commissione municipale busti e lapidi, che si proponeva di otti­mizzare i risultati (in termini di efficacia pedagogica) della politica dei monumenti onorari .
Alessandra Ponente, I busti degli uomini illustri nella Passeggiata del Pincio. Storia di una collezione. 1. La commissione del 1849 e la cessione al Comune di Roma, prende in esame la delicata fase del 1849 allorché la Repubblica Romana trovandosi a fronteg­giare la carenza del lavoro degli scultori della capitale iniziò a promuovere la realiz­zazione di una serie di busti di uomini illustri, poeti, artisti, letterati e filosofi, ih cui la nascente patria potesse rispecchiarsi. Nel 1850, la restaurata magistratura capitolina iniziò la sistemazione di queste sculture sulle pendici del Pincio non senza aver sot­toposto la serie delle erme marmoree ad un'opera di censura verso quei personaggi (Napoleone, Savonarola, Leopardi) considerati troppo legati ad un'ottica anticlericale.
Dopo l'Unità d'Italia la politica di arredo scultoreo del Pincio ricevette un'ulte­riore e più potente impulso (Sabina Gnisci, La politica culturale ed artìstica del Muni­cipio romano dal 1870 al 1927), Già nel 1871 la Giunta di Roma aveva deliberato l'erezione di trenta erme scultoree affidandone l'incarico a noti scultori dell'ambiente accademico capitolino. Ma se fino al 1879 la scelta dei personaggi da ritrarre era stata abbastanza casuale, a partire dal 1882 venne insediata un'apposita Commissione busti e lapidi per vagliare e programmare questo particolarissimo aspetto della scultura commemorativa finché non si giunse a veri e propri concorsi pubblici negli anni 1890-1901 o a singole iniziative comunali negli anni 1901-1927.
Si noti che nello stesso arco di anni venivano progettate anche altre analoghe sistemazioni di erme scultoree come nel caso della serie dei busti degli eroi della Re-