Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
anno
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2001
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pagina
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7
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Verdi e il Risorgimento 7
zione non appare troppo convincente. Essa infatti verrebbe a introdurre, per quel che concerne l'intenzionalità dei propositi dell'autore, una cesura tra il Nabucco e le opere immediatamente successive non suffragata da prove e difficile da spiegare. E per di più risulterebbe poco comprensibile la decisione di Verdi di avvalersi come librettista di Temistocle Solerà, in fama di oppositore dell'Austria anche perché aveva respirato le idealità risorgimentali nell'ambito familiare, dal momento che era figlio di quell'avvocato ferrarese Antonio che, arrestato nel gennaio 1820 per il suo coinvolgimento nelle cospirazioni carbonare, scontò vari anni di carcere duro allo Spielberg insieme a Oroboni, Confalonieri e Pellico.11)
Non ci sono invece dubbi sulla volontarietà dell'inserimento nelle successive opere verdiane di brani musicali e vocali e di situazioni drammatiche connotati da una cosciente carica allusiva e destinati a suscitare sentimenti nazionali e ad accendere gli animi per la causa del riscatto patrio; e questo a partire dai Lombardi alla prima crociata (1843) ancora su libretto di Solerà , con il famoso coro Oh Signor, che dal tetto natio / ci chiamasti con santa promessa.
Dopo il successo del Nabucco e dei Lombardi fu la volta déìTErnani (1844), il cui libretto fu scritto da Francesco Maria Piave e nel quale, accanto al richiamo all'unità di nazione (Siamo tutti una sola famiglia, / pugneremo co' brandi e co' petti), spicca il coro con l'invito a ridestarsi rivolto al leon di Castiglia, che nella prima della Fenice fu inteso come un trasparente riferimento al Leone di San Marco.
Seguirono poi, oltre a I due foscari, a Giovanna d'Arco e ad Afyra, Attila (1846; libretto di Solerà) e Macbetb (1847; libretto di Piave). Neil3'Attila, è stato giustamente osservato, il concitato patriottismo dei nemici del Re selvaggio stette a rappresentare... i generosi conati del popolo italiano per la riscossa.,12) grazie agli insistiti richiami alla patria e all'Italia: dal distico Avrai tu l'universo / resti l'Italia a me. (parole rivolte dal generale romano Ezio al re unno) 13) al brano Cara patria, già madre e regina ; dal grido di Dolabella Ma noi, donne italiche, / cinte di ferro il seno, / sul tumido terreno, / sempre vedrai pugnar al canto di Foresto: Cara patria, già
") Su Solerà cfr. la voce nel Dizionario del Risorgimento di Michele Rosi e A.LKSSA.N-DRO Luzio, Verdi e due suoi librettisti, in Nuova Antologia 1 gennaio 1942, pp. 24-31.
>*> E. CHECCHI, G. Verdi li, p. 82.
13> ti scrtio di questi versi era così chiarito a Verdi da Solerà in una lettera del gennaio 1846: Tu mi parli d'alcuni che non intendono li versi Avrai tu l'universo, Resti l'Italia a ffte. Né il cielo, né l'inferno accoglierà questi signori. Ecco la spiegazione: tu, o Attila, unito a me, potrai non solo abbattere l'impero d'Occidente, ma sibbene anche quello d'Oriente, Allora tu resterai padrone di tutto il mondo, ed io non chiederò per me che la sola Italia (A. Luzto, Verdi e due suoi librettisti cit, p. 25).