Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <13>
immagine non disponibile

Verdi e il Risorgimento 13
Mazzini si era rivolto a Verdi che aveva conosciuto di persona a Londra nel giugno 1847 30> per chiedergli di musicare un inno patriottico. Verdi, che nel frattempo era tornato a Parigi, accettò l'invito, e il rivoluzionario genovese chiese subito a Mameli un testo poetico adatto allo scopo: Cogli il primo momento d'ispirazione che non sia ricordo delle tue Grazie, ma ispirazione bellicosa, popolare; gli scriveva il 6 giugno e mandami un Inno che diventi la Marsigliese italiana; e della quale il popolo, per usar la frase di Verdi, scordi l'autore e il poeta.31) Mameli, allora volontario nella colonna mantovana impegnata nella guerra contro gli austriaci, scrisse così l'inno militare che comincia con i versi: Suona la tromba, ondeggiano / le insegne gialle e nere: / fuoco, per Dio, sui barbari, / sulle vendute schiere e aveva per ritornello le parole: Non deporrem la spada / finché sia schiavo un angolo / dell'itala contrada, / finché non sia l'Italia / una dall'Alpi al mar .32) L'inno piacque assai a Mazzini, che a metà luglio lo inviò a Verdi;33) e questi lo rimandò musicato al genovese accompagnato da una lettera (18 ottobre 1848) in cui scriveva di aver cercato di essere il più possibile popolare e facile e augurava che l'inno potesse essere presto cantato nelle pianure lombarde, fra la musica del cannone .34) Il testo poetico di Mameli fu stampato per la prima volta nella genovese Lega italiana del 18 agosto 1848 e poi a Firenze il 12 gennaio 1849 a benefi­cio dell'Associazione nazionale per la Costituente italiana;35) e l'inno nazionale italiano , come lo chiamò Mazzini, più volte ristampato, fu anche
Lettera di Mazzini alla madre del 22 giugno 1847, in S.E.I. cit, voi. 32, p. 187.
31> Lettera del 6. giugno 1848, ivi, voi. 35, p. 213.
ÌP V. tra l'altro l'articolo Un inno patriottico di Mameli musicato da Verdi nel 1848, in Gaietta di Mantova, Mantova, 3 marzo 1893.
33> V. la lettera di Mazzini a Mameli del 17 luglio 1848 (in S. E. j P voi. 35, p. 247). Massóni scriveva anche: ho tolto due strofe, una perché concernente il re di Napoli, che non esisterà più quando durerà l'inno; l'altra per un avemo che in un Canto popolare non può stare.
p ANNIBALE ALBERTI, Verdi intimo. Carteggio di Giuseppe Verdi con ti conte Qpprandi-noArrivabene (1861-1886), Milano, Mondadori, 1931, pp. lS-19.
35J SJEJ, cit, voi. 37, p. 286 n. Cfr. anche la lettera di Mazzini a Scipione Pistrucci del 23 gennaio 1849 in cui si legge: Ebbi df sono le copie dell'Inno di Verdi; la poesia, oltre il guasto che ha fatto Verdi stesso, è stampata piena d'errori; e se Mameli ha viscere paterne, dev'esser furente (/', p. 290). In un'altra lettera allo stesso corrispondente del 1 febbraio 1849 Mazzini diceva che il suo clan di Londra (le famiglie Àshurst e Stansfeld) era entusiasta dell'inno di Verdi, e soggiungeva: io non conosco la melodia siedile non posso parlarne {ivi, p. 321). Molti anni dopo Mazzini rivendicava la sua proprietà sull'inno in una lettera a Paolo de Giorgi del 22 giugno 1865 (ivi. Appendice all'epistolario, voi, 6, pp. 322-323). V. anche GOFFREDO MAMELI, ha vita e gli scritti, a cura di Arturo Codignola, Venezia, La Nuova Italia, [1927], voi. 2, pp. 9S.