Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <15>
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Verdi e il Risorgimento 15
estenuata di tutti i mezzi, può chiamarsi felice di appartenere al paterno governo austriaco .39)
Questo sconforto si attenuò all'inizio del 1849, grazie alle notizie che giungevano da Venezia e da Roma, ultimi baluardi della declinante rivolu­zione nazionale, notizie che il 1 febbraio lo spingevano a rivolgersi a Piave in questi termini: Iddio vi benedica miei buoni veneziani,... qualunque sia l'evento voi avrete certamente la benedizione e la gratitudine di ogni buon italiano . E quanto a Roma, dove come si è detto qualche settimana prima aveva assistito alla rappresentazione di esordio della Battaglia di "Legnano, scriveva nella stessa lettera di esserne contento , come pure della Romagna e della Toscana, che gli davano motivo di nutrire grandi speran­ze, mentre invece vi era tutto da temere dai congressi delle potenze e da Gioberti (Iddio ci salvi!).40) Ed è quindi comprensibile che la fine della Repubblica romana lo sospingesse di nuovo nell'avvilimento, come appare da quel che diceva il 14 luglio all'amico romano Luccardi: Tu puoi ben immaginare che la catastrofe di Roma m'ha messo in gravi pensieri... Non parliamo di Roma!! ... a che gioverebbe! La forza ancora regge il mondo! La giustizia? ... a che serve contro le baionette!! Noi non possiamo che piange­re le nostre disgrazie, e maledire gli autori di tante sventure .41)
Negli anni che seguirono la sconfitta delle rivoluzioni del 1848-49 Verdi rinunciò gradatamente alle convinzioni repubblicane e accettò le prospettive di una soluzione del problema nazionale incentrate sulla guida del Piemonte liberale di Cavour e di Vittorio Emanuele. Nel 1859 egli fu quindi fermo sostenitore della guerra regia, e apprezzò caldamente l'essen­ziale aiuto militare di Napoleone III, pronto come si diceva ad adorare l'imperatore come adorava Washington e a benedire la grande Nazione, nonostante la blague e lo sprezzo gallici per tutto ciò che non è francese, purché avessero contribuito sino in fondo alla liberazione di tutta l'Italia settentrionale dall'Austria. E, pròprio alla vigilia delle batta­glie decisive di Solferino e San Martino affermava di invidiare Giuseppe Montanelli, che si era arruolato volontario nonostante la non più giovane età, e di dolersi che le sue condizioni fisiche non gli permettessero di seguirne l'esempio.42) Inoltre, subito dopo quei vittoriosi ma sanguinosissimi
A. Luzio, // carteggio di Giuseppe Verdi con la contessa Maffei eie, p. 515, e / copia-lettere dt., pp. 468-469.
*8 Lettera citata in G. VERDI, Autobiografia dalle lettere cit, p. 198.
*') ì copialettere CÌL, pp. 474-475.
*2? Lettera di Verdi alla contusa Maffei dei 23 giugno 1859, alla vigilia delle battaglie dì Solferino e San Martino, in cui si legge: Oh avessi altra salute e sarei con lui anch'io!... Ma che potrei io fare, che non son capace di fare una marcia di tre miglia, la testa non mi