Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <19>
immagine non disponibile

Verdi e il Risorgimento
19
divisa dalle discordie civili.56) U musicista, che nei banchi parlamentari sedette a fianco di Quintino Sella, del quale cominciò presto ad apprezzare le doti politiche e di carattere,57) fu tra l'altro presente alla seduta del 14 marzo 1861, che dava a Vittorio Emanuele II il titolo di re d'Italia, e a quella del 27 marzo 1861, in cui Roma venne proclamata capitale del nuovo regno: un avvenimento che Verdi libero pensatore e anticlericale convin­to dovette vivere come la premessa di un prossimo congiungimento all'Italia della città ancora sottoposta a Pio IX58) e di una unificazione totale del paese. E questa profonda aspirazione unitaria e nazionale il musicista la esprimeva, insieme alla incondizionata fiducia in Cavour, nelle lettere agli amici, come in quella indirizzata poco dopo la seduta del 14 marzo a C. De Sanctis, che veniva esortato ad adoperarsi per temperare le impazienze e i particolarismi delle popolazioni e dei politici meridionali (che era poi una delle funzioni che lo statista piemontese aveva pensato potesse essere svolta da Verdi deputato ):
Per Dio, non fate ragazzate; state quieti, tenete a freno i matti, abbiate pa­zienza, fidate nel gran politico che regge i nostri destini e tutto andrà bene. Pensate che se non si dovesse effettuare la grande idea dell'Unità d'Italia, la colpa sarebbe tutta vostra, che delle altri parti d'Italia non v'è da dubitare. Se per idee miserabili di campanile l'Italia dovesse essere divisa in due (che Dio non lo voglia) sarebbe sempre in balia e sotto protezione delle altre grandi Potenze; quindi povera, debole, senza libertà, e semi-barbara. L'Unità soltanto può renderla grande, potente e rispettata .59)
*Q 1 copialettere cit., p. 597 (dove la lettera è erroneamente datata 6 gennaio).
57> Ivi, p. 599 (e anche in ALESSANDRO LUZIO, Garibaldi, Cavour, Verdi. Nuova serie di studi e ricerche sulla storia del Risorgimentoa Torino, Fratelli Bocca, 1924, p. 342).
5S) Su Pio IX e sulla sua allocuzione nel Concistoro del 12 marzo 1877 (in cui era violentemente attaccato l' usurpatore governo italiano) Verdi così si esprimeva in una lettera a Opprandino ArriVabene del 21 marzo 1877: S. Josfin ri ringrazia... No San... perché quantunque sappia e senta che io non sono un Diavolo, è certo che nessun Pio LX mi santificherà; e a dirti il vero quando leggo la storia dei Padri che fabbricano i Santi, sarei quasi tentato di andare dall'altra parte per non trovarmi con loro. Anche questo che non è il peggiore, e che avrà una gran pagina nella storia, mi sembra, per lo meno, matto (A. ALBERTI, Verdi intimo eie, pp. 199-200). E sf. anche quel che si legge in una lettera alla contessa Maffei del 12 febbraio 1878, subito dopo la morte di Pio LX: Povero Papa. Certamente io non sono per il Papa del Sillabo, ma sono per il Papa dell'amnistia, e del Benedite, Gran Dio, l'Italia, Ma aggiungeva subito dopo che era stato un bene per l'Italia che Pio LX nel 1848 non si fosse posto alla testa della lotta contro gli austriaci perché, anche se questi fossero stati cacciati dalla penisola, si sarebbero avuti un governo di preti! l'anarchia probabilmente, e lo smembramento! (A. LUZIO, il carteggio di Giuseppe Verdi con la contessa Maffei cit., p. 54).
W) Lettera del 19 marzo 1861, in Carteggi verdiani cit, voL 1, p. 78, E il 19 aprile Verdi scriveva allo stesso corrispondente: Se voi altri non avrete giudizio, tanto peggio per