Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <33>
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Domenico Mauro
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A Torino, dove intanto lo avevano raggiunto (4 febbraio 1853) due condanne capitali emesse a Napoli nei suoi riguardi, il Mauro rinfocolò la sua speranza rivoluzionaria nel febbraio del 1854, quando in un incontro col Cavour, insieme con Giovanni La Cecilia, Giannandrea Romeo, Agosti­no Plutino, discussero la possibilità di preparare un colpo di mano in Calabria. Ma fu solo un sogno, perché, tutto svanì per l'opposizione di Napoleone III.
Nel capoluogo piemontese frequentava il caffè della Perla, che era il convegno degli emigrati napoletani e siciliani, che vivevano di fantasia; qui s'infocava nella disputa, e tenacemente convinto delle sue opinioni, crede­va impossibile che la verità non fosse quella. I suoi occhi scintillavano, batteva il pugno sul tavolo, parea rivivesse in quelle dispute e scordasse la sua miseria: perché, era il più povero degli emigrati, e tale era la sua dignità, che riusciva impossibile, anche ai più familiari, fargli accettare qualche cosa co* mezzi più ingegnosi. Dopo egli sparve, erasi dato al lavoro, perché, fu di quegli uomini che mentre la mediocrità mena rumore, non si fanno sentire e si trovano sempre innanzi ne' momenti più decisivi.32) Aveva preso a collaborare a diversi giornali, II Diritto, L'Anione, La Voce della Uberto * (il quotidiano di Angelo Brofferio), sul quale riprese i temi già trattati nel suo saggio su Vittorio Emanuele e Macini e, pur dichiarando che gli amori antichi non si dimenticano, che la fede nella libertà non cam­bia, che al progresso della libertà va accompagnato il progresso dell'industria e del commercio, per le reali esigenze della società dovette allinearsi sulle posizioni della democrazia piemontese, convinto ormai che, non potendosi conseguire la libertà e l'indipendenza insieme, era opportuno dedicarsi al raggiungimento almeno dell'indipendenza; del resto, gli avvenimenti che si erano verificati dal 1851 in poi avevano suscitato dissensi, ravvedimenti e riflessioni tra i democratici sull'inutilità dei tentativi insurrezionali isolati; soprattutto il fallimento nel 1857 della spedizione di Sapri e del moto di Genova entrambi d'ispirazione mazziniana e antisabauda aveva de­stato non poche critiche all'avventatezza e ai sistemi mazziniani, pur tutta­via, per la difficoltà, o per l'Impossibilità, di formare una terza corrente, alternativa all'astrattezza delle seduzioni proposte da Mazzini e all'an­gustia della posizione di Garibaldi, alla fine si restò nell'ambito del mazzi-nianesimo. In questa situazione rimaneva in piedi solo l'eventualità della iniziativa piemontese, che prese rapidamente consistenza dopo il convegno
39 E DE SANCTIS, La scuota cit., pp. 94-95.
3*3 Nel 1855 prese il titolo di La Voce del Progresso Commerciale', pubblicò il suo primo numero il 2 giugno 1855.