Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <34>
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Dionisio Mor/acco
di Plombières ,34> alla quale dovettero piegarsi i repubblicani, sospinti dalla corrente di idee e di sentimento che stava invadendo tutta la penisola e prospettava l'unificazione dei partiti nel solo proposito, appunto, dell'indi­pendenza. Ai repubblicani non restava che una strada: armarsi nei modi loro offerti ed unirsi alle schiere piemontesi, per rafforzare gli italiani contro le ambizioni di Bonaparte M A tanto dovette piegarsi anche il rivoluziona­rio ed estremista Mauro, epperò, deluso dal tradimento di Villafranca (1859), nel mentre gran parte dei democratici continuava ad essere favore­vole al governo piemontese e, per il consolidamento del nuovo Stato, riaffermava la fedeltà alla monarchia costituzionale, egli prese ad allontanarsi dalla politica cavouriana, giudicandola illiberale ed autoritaria, e, accusando il governo piemontese di aver falsato il moto nazionale e di aver asservito l'Italia alla Francia bonapartista e, pur non essendo mazziniano, si accostò al programma di Mazzini, che attaccava tutta la politica di Cavour, che aveva portato a Villafranca. Nel programma di Mazzini ritrovava raffermazione del riscatto di Roma e di Venezia, attraverso l'azione popolare: la libertà e l'unità dell'Italia diventavano prioritarie rispetto ai vari problemi interni allo Stato. Roma, Venezia, armamento popolare, Costituente sono nel '60 gli obiettivi di Mazzini: l'iniziativa popolare è il mezzo per raggiungerli .36)
La soluzione locale dei problemi della penisola, già dichiarata dai de­mocratici sin dal 1852, si era accentuata dopo Villafranca, raggiungendo il suo momento più alto nella spedizione dei Mille; dopo, il sogno dei demo­cratici è quello di ripetere per Roma e per Venezia l'impresa di Marsala.3?) In Mazzini Mauro scopriva la presenza di nuovi ideali, di nuove prospettive per la rinascita di un autentico spirito popolare e contro le sette immagina­va una lotta rivoluzionaria antiproprietaria, capace di utilizzare la carica del malcontento delle plebi contadine. Il pensiero mazziniano gli appariva, quindi, il solo valido a risolvere il problema della nazionalità italiana,38) dopo essersi reso conto dell'-fquivoco che derivava dalla logica stessa del moto nazionale oltre che dalle forze politico-sociali dominanti nel Piemonte cavouriano, dall'inevitabile scontro tra le istanze moderate e conservatrici e quelle democratico-rivoluzionarie, le quali ultime, estremamente valide nella condotta del moto nazionale, difficilmente potevano essere risolte nel
w> A, SCIROCCO, / democratici cit., p. W. m hi, p. 22.
36) /, p. 101.
) Ibidem.
3*> G. CfNGAM, Romanticismo cit,, p. 178.