Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <40>
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Dionisio Morlacco
e Sella, presentato il 13 dicembre 18656?) per la soppressione totale degli ordini, ma nessuno di essi arrivò in porto, per le divergenze tra coloro che miravano a "separare la Chiesa dallo Stato, abolire istituzioni che condanna­vano gli uomini all'inerzia, restituire alla circolazione e passare all'industria privata vasti possessi, dare al clero più operoso e meritevole una condizione di vita tollerabile", e quelli che si preoccupavano solo del risanamento delle finanze statali, per il quale scopo il ministro delle Finanze Antonio Scialoia il 22 gennaio 1866 presentò alla Camera un programma che prevedeva, appunto, la vendita dei beni ecclesiastici, che sembrava poter fornire la maggior parte dei mezzi necessari per colmare il deficit, senza imporre gravi sacrifici al paese. Questo progetto riscuoteva il consenso anche della Sinistra, in quanto avrebbe inferto un grave colpo alla potenza della Chiesa e nello stesso tempo avrebbe approfondito il solco tra moderati e clericali, impedendo la formazione di un fronte conservatore. Dello stesso avviso era 11 Diritto, organo dei democratici, che sosteneva l'abolizione delle corporazioni religiose e il riordino dell'asse ecclesiastico.
La discussione del progetto di legge cominciò alla Camera il 7 giugno. Due giorni dopo sempre II Diritto, dato che sull'assegnazione dei beni ecclesiastici non c'era accordo alcuni volevano che essi fossero dati ai comuni, non allo Stato j propose che fosse accantonata la decisione dei beni ecclesiastici e che si decidesse solo la soppressione delle corpora­zioni e l'incameramento dei loro beni. Lo stesso giorno l'on. Raeli leggeva nell'aula parlamentare la relazione al progetto governativo, alla cui discus­sione prese parte appunto il Mauro, che si dichiarò contrario al progetto, perché invece di modificare la relazione tra Stato e Chiesa, la aggravava, in quanto lo Stato non combatteva il Papa, ma lo minacciava a scendere a patti. Pur esaltando il cattolicesimo, secondo il suo concetto che la civiltà europea era frutto dell'evoluzione dell'idea cattolica, il Mauro denunciava che in Italia lo Stato e la Chiesa avevano impedito quella rivoluzione dello spirito umano che s'identificava nella libertà di coscienza;63) perciò quel progetto di legge, lungi dal tutelare la libertà di coscienza, la isteriliva, affidando allo Stato una potestà ieratica che non gli competeva. Quella legge, non mutava l'indole e la destinazione dei beni ecclesiastici, ma si limitava solo a cambiare il tipo di amministrazione, favorendo l'ingerenza governativa e il risanamento del deficit finanziario coi beni religiosi, che il Mauro diceva appartenere ai legittimi eredi dei beni della Chiesa, Egli auspicava una rivoluzione religiosa, come premessa di quella politica, e
G2> Che si richiamava al precedente progetto Vacca-Sella del 12 novembre 1864. 65> G. QNGARJ, Romanticismo ài,, p. 191.