Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
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2001
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Domenico Mauro
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intendeva l'una e l'altra come momenti necessari della liberazione spirituale e politica del popolo.6*) Se gli uomini si riconoscevano padroni di darsi liberamente un culto e di riunirsi in libere associazioni, a queste dovevano affidarsi i beni ecclesiastici: amministratore e padrone dei beni doveva essere, dunque, il popolo; così si combatteva anche il potere temporale del papa. Alla restaurazione del sentimento religioso sarebbe seguita certamente la palingenesi sociale, cioè quella civiltà progressiva che era stata invocata dalla sinistra del romanticismo cattolico come superamento del contrasto tra Stato e Chiesa.65) Il richiamo alla trasformazione della vita morale e sociale dell'umanità nasceva nel Mauro dal messianico culto del popolo come forza giovane e rivoluzionaria; ciò che, sul piano politico, conduceva al rifiuto di ogni meccanica composizione tra elementi ormai opposti tra loro.66)
Ma questa posizione estremistica, radicale, accrebbe l'isolamento politico del calabrese, anche nel gruppo della sinistra.
Nel corso della discussione fu deciso che la commissione parlamentare avrebbe preparato un progetto di legge compendiato, ristretto ai seguenti punti: soppressione delle corporazioni; conversione in rendita pubblica dei loro beni; facoltà al governo di fare operazioni di credito sui beni da convertirsi; rinvio della decisione sulla destinazione definitiva dei beni ad una legge da presentarsi nella prossima sessione; quota di concorso estesa a tutto il regno e congrua a favore dei parroci poveri. Dopo un dibattito spesso vivace, che occupò varie sedute, si finì col delegare il governo a pubblicare le disposizioni votate in proposito alla Camera: si ebbe così la legge 7 luglio 1866, che stabiliva la soppressione delle corporazioni religiose e la devoluzione dei loro beni al demanio dello Stato; al modo di alienazione dei beni si sarebbe provveduto con legge speciale, che avrebbe perfezionato quindi il testo legislativo approvato, sennonché per il sopraggiungere della guerra all'Austria (1866) il perfezionamento fu rinviato. A tenere vivo, però, l'interesse sull'argomento ci pensò II Diritto. Intanto un successivo manifesto politico di Crispi-Bertani (die. '66-'gen. '67) si proponeva che con la vendita dei beni delle corporazioni religiose si favorisse la formazione della piccola proprietà.67) Il 17 gennaio 1867 il presidente del consiglio Ricasoli e il ministro delle Finanze Scialoia presentarono alla Camera un progetto di legge che, secondo l'art. 11 della legge del 7 luglio, doveva stabilire il modo di alienare i beni incamerati dallo Stato. Il progetto,
*> Ibidem.
M M p. 192.
<*> ibidem.
ù7ì A. SCIROCCO, / democratici dt, p. 354.