Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Garibaldini. Secolo XIX
anno <2001>   pagina <50>
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Viviana Bravi
Da Brescia al Tiro/o
Dopo un lungo viaggio in treno, circa 940 km., in carrozze di scarto di terza classe ed in carri merci stretti come acciughe, ì garibaldini giunsero a Brescia, accolti calorosamente dalla popolazione, quale differenza dal meri­dione al settentrione scrive Valentino. In pochi giorni i nostri dovettero addestrarsi al tiro che risultò veramente difficoltoso a causa delle armi pessi­me. Volevano raggiungere al più presto il Tirolo, teatro della guerra, luogo più pericoloso e quindi facile a sbarazzarsi dei garibaldini, quasi tutti repub­blicani, così riporta Valentino. Ai primi di luglio a piedi a piccole tappe i garibaldini si avvicinarono ai luoghi dei combattimenti, dormendo all'addiac­cio, spesso tormentati dalla fame, dal caldo e dalla sete. Molti morirono perché accaldati bevvero acqua fredda del fiume Chiese. Un mattino il nostro eroe si svegliò prima degli altri e vedendo poco lontano Salò ed il lago decise di visitarli. Fatta poca strada, ecco sopraggiungere una carrozza; pensando che fossero ufficiali e temendo una punizione il garibaldino si mise sull'attenti e, ci racconta, quale non fu la mia sorpresa allorché vidi Garibaldi! Era la prima volta che lo vedevo, non capivo più niente, non ero più di questo mondo. Il generale col suo fare bonario mi disse: "Ove vai a quest'ora solo?" Io balbettando gli risposi. Alla mia spiegazione il generale replicò con quel suo riso angelico: "Non dovevi abbandonare il campo, va pure, ma torna subito". Salutai e mi avviai con la letizia in cuore per aver visto Garibaldi.
L'eroe popolare, trascinatore di volontari, si manifesta come uomo mite e generoso, quale è sempre stato dipinto. Garibaldi era il modello dell'eroe moderno, forte e valoroso, al quale spesso venivano attribuiti poteri quasi divini. Si modellarono anche preghiere simili al Pater noster. dalle caserme e dai campi di battaglia sia fatta la tua volontà, ma liberaci dagli austriaci e dai preti.
Con l'arrivo a Vestone il giovane volontario incontra amici e concitta­dini. Poco ligio alla disciplina militare si lascia andare ai festeggiamenti fino a tarda notte spendendo gli ultimi soldi. Anche quando era stato a Brescia, del restò, aveva visitato la bella città e qualche volta d'accordo con la sentinella andava a teatro o in ritrovi notturni e come garibaldino aveva anche lo sconto! Il giorno dopo fu annunciata la partenza per il campo di guerra. Una lunga marcia, durante la quale venne distribuito formaggio puzzolente e pagnotte dure, li portò a Rocca D'Anfo vicino al lago d'idro. Sosta di una notte e la mattina seguente via per il Caffaro! Qui, al confine con l'Austria, furono rifocillati con caffè e rum, e finalmente minestra, carne, pane e vino. Era la prima volta che ci trattavano bene. Seguì poi un predicozzo sui nostri doveri di fronte al nemico ed ancora un altro predi­cozzo del capitano TringalJi, napoletano. Ci parlò anche lui di Patria e giurò