Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Garibaldini. Secolo XIX
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2001
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Viviana Bravi
trovarono di fronte al nemico, ma quale non fu la sorpresa allorché si accorsero di aver scambiato i sassi bianchi del fiume per le giacche dei tedeschi! A quel tenente che aveva impartito un ordine così spericolato fu data la medaglia e al loro sergente, che li aveva abilmente guidati, nulla. Ecco la giustizia del merito di guerra. Così si esprime, ricordando la mancanza di paga ai volontari, le misere armi vecchi catenacci! , i dieci giorni senza vitto giusta ricompensa per chi esponeva la propria vita per la Patria a vantaggio della monarchia .
Fortunatamente si sparse la voce che era giunto Antonio Bedeschi, liberato dal carcere pontificio quale reo d'amor di patria, incaricato dal Municipio di Lugo di consegnare lire 10 ad ogni volontario lughese.
Antonio Bedeschi era nato a Lugo nel 1815. Non ancora sedicenne aveva partecipato ai moti del 1831, poi prese parte al moto delle Balze, con Pasi e Beltrami, nel 1845. In seguito fu ufficiale nella campagna del Veneto (1848) ed alla difesa di Roma (1849). Condannato alla galera a vita, venne imprigionato nel forte di Paliano. Per un tentativo di fuga gli fu comminata la pena dell'ultimo supplizio, poi commutata in galera a vita sotto stretta custodia. Graziato solo nel 1866, fu nominato dal governo italiano magazziniere delle Privative a Sinigallia.
Il tradimento della monarchia
All'alba del 18 luglio marciarono ancora per i monti fino ad arrivare sfiniti sotto Bezzecca. Si udiva il cannone tuonare più forte, lì si stava combattendo. I tedeschi visto questo nuovo rinforzo, continuarono a ritirarsi sul monte Traili [in realtà è il monte Tratt] e noi a rincorrerli! .
Il comando e Garibaldi stesso erano a Cimego [risulta invece Storo], tutti raggianti di gloria festeggiavano la vittoria di Bezzecca. Vidi ancora Garibaldi abbracciare Menotti che aveva deciso della vittoria e provai una gioia infinita. Non vi erano che poche tappe poi si era a Trento. La letizia e la certezza di giungervi era immensa, ma il 27 luglio, mentre la vittoria ci arrideva, fu firmato l'armistizio con l'ordine di sgomberare il Tirolo pa tregua, ò sospensione d'armi, fu firmata il giorno 25]. Così i volontari garibaldini, dopo aver perduto più di 2.300 uomini, dopo essere stati vincitori in dieci sanguinosi combattimenti, dovettero lasciare ciò che avevano conquistato, mentre all'esercito sabaudo, che era stato sconfitto a Lissa e Custoza, si dava il Veneto.
Seguì l' obbedisco di Garibaldi e seguì anche lo scontento e la disorganizzazione nei nostri eroi. Si malediceva il tradimento della monarchia e i suoi ministri, nessuno voleva più obbedire agli ordini. Si discuteva di politica, si organizzavano dimostrazioni con i compagni del 6 reggi-