Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Garibaldini. Secolo XIX
anno <2001>   pagina <55>
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Valentino Stoppa garibaldino
Vi era un ordine ministeriale che proibiva anche con la forza ogni par­tenza di volontari; in realtà tale ordine non fu applicato in modo rigido ed i controlli in molti casi risultarono blandi, perché ufficiosamente il governo presieduto da Rattazzi era favorevole all'impresa di Garibaldi e pertanto mantenne un comportamento ambiguo.
A Terni arrivò una spedizione di vecchi fucili della guardia nazionale, io ne presi uno più triste di quello del '66 e mi riempii il fazzoletto di cartucce. Dopo faticose marce giungemmo al confine e vedemmo che i nostri granatieri sbarravano il passo, ma se avessimo usato la forza, spiega­rono, nonostante l'ordine severissimo di non lasciare passare nessuno, avremmo avuto il passo. Allora mettemmo la baionetta in canna e a passo di corsa col grido tfViva l'Italia, viva Roma", passammo e al nostro passag­gio si unì il grido dei granatieri: "viva Garibaldi". Eravamo sul territorio del papa e ci pareva di essere già a Roma .
Continuammo la marcia senza una direttiva, con ordini contradditto­ri. Feci conoscenza con un tenente di Ravenna, certo Settignani, in compa­gnia di una quindicina di romagnoli. Giunti a Nerola dopo una lunga marcia, venimmo incorporati in una colonna sotto il comando del colon­nello Friggesi . Intanto notizie contrastanti avevano creato un clima di grande confusione: chi diceva che l'esercito aveva sconfinato e che andava a Roma senza di noi, altri che Garibaldi era fuggito da Caprera ed era con noi, chi asseriva perfino di averlo visto. Ma la notizia più vera era quella che Garibaldi da Caprera, contornato da tante corazzate, era sfuggito alla sorveglianza in un sandolino e si trovava a Livorno, ma noi non potevamo prestare fede nemmeno a questa vera e consolante notizia .
A Monte-libretti, località nei pressi di Monterotondo, Stoppa incontra il medico lughese Federico Lanzoni, che lo informa della presenza del conte Giulio Bolis, loro concittadino, comandante della compagnia volante (di esplorazione) della colonna Frigyesy, composta da più di ottanta lughesi. Ricorda l'incontro con l'amico Raffaele Bolognesi ed il furiere Giuseppe Golinelli, che aveva con se una buona provvista di viveri, ed inoltre Giulia­no Bertazzoni, Raffaele Turchetti, Cirillo Ricci Lucchi e Francesco Bosi. Dalla partenza il nostro si era trovato solo come lughese, in compagnia per lo più di toscani, pertanto fu felice di rimanere con i compaesani.
Giulio Bolis, di nobile e cospicua famiglia lughese, aveva combattuto nei Cavalleggeri Monferrato nel 1859 e l'anno successivo aveva partecipato alla campagna nelle Marche. In seguito era stato nominato comandante della Guardia Civica a Foligno e a Perugia e per la perizia dimostrata in tale uf­ficio aveva avuto la croce di cavaliere. Aveva combattuto anche nella Terza guerra d'indipendenza.