Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Garibaldini. Secolo XIX
anno <2001>   pagina <56>
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Viviana Bravi
La battaglia di Monterotondo
Monterotondo, dominato dal castello dei Principi di Piombino, era ben difeso da una guarnigione composta da volontari, che i garibaldini chiama­vano in modo dispregiativo mercenari o barbaccani. Erano zuavi pontifici e svizzeri ben armati di carabine e cannoni. Per conquistare il paese la com­pagnia del Bolis, su ordine di Garibaldi, entrò nel convento che lo fronteg­giava. Giunti nel sagrato della chiesa, i lughesi furono investiti da una scarica di proiettili. Noi provammo a rispondere ài loro colpi, i nostri fucili non arrivavano, mentre i loro ci colpivano. Uscì dal sacrato con una compagnia il maggiore Martinelli di Bologna, interamente vestito da garibal­dino, e gridò avanti percorrendo il viale che conduceva al castello. Il Bolis gli si parò davanti e gli dimostrò l'impossibilità dell'azione, aggiungendo: "Andiamo al macello!". Il maggiore ordinò di nuovo avanti e tutti avanti; ma la grandine delle palle fu tale da disorientarci e farci cercare riparo. Si unirono i cannoni ed i nostri cadevano. Il maggiore fu ferito a morte; i garibaldini privi di cannoni e di buoni fucili nulla potevano contro i difen­sori. Il conte Bolis, che aveva acquistato a Firenze una carabina di preci­sione, si esponeva al pericolo e tirava alle finestre del castello, tanto che la saccona che portava fu perforata da due palle.
Si costituì una compagnia della Morte per dare l'assalto alla fortez­za. Valentino, mandato con i suoi a compiere un'azione diversiva, vide quei valorosi cadere fulminati, perché qualunque sforzo riusciva vano .
Il giorno seguente, organizzato l'esercito in due colonne, si diede l'as­salto alle mura Tentiamo di forzare la porta, entriamo, sequestriamo i due cannoncini. Il nemico vistosi sopraffatto chiede la resa.
I 323 soldati pontifici, comandati dal capitano Costes, si difesero con valore e fermarono per due giorni 25 e 26 ottobre un esercito com­posto da oltre 7.000 volontari.
Un rinforzo di circa 2.000 barbaccani, giunti in ritardo da Roma per dare aiuto agli assediati, fece scempio dei feriti lasciati alla stazione in attesa di essere trasportati all'ospedale. Che orrore! commenta il postro ih uno riscontrammo perfino 21 puntate di baionetta. Ecco la misericordia dei soldati di Dio in terra. Fu questa l'unica vittoria garibaldina, costata 40 morti e 150 feriti, fra i quali l'amico Agide Pirazzìni di Cotignola. Secondo il De Cesare, il Pirazzini era di fede mazziniana per tradizione di famiglia ed aveva fatto come volontario garibaldino la campagna del 1866. Ferito il 25 ottobre, fu portato in carrozza a Roma e ricoverato all'Ospedale di San­t'Onofrio, dove morì pochi giorni dopo.
II giorno dopo la vittoria (27 ottobre) racconta il diario i gari­baldini ebbero un meritato riposo, ma insieme all'ozio i volontari speri­mentarono la discordia, sorta a causa di una contesa sulla bandiera, che i