Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
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2001
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Libri e periodici
meno precari e provvisori, attraverso uria sempre più ampia continuità nella collaborazione (formazione di compagnie stabili e ricerca di spazi più appropriati nei quali agire), in vista di una più precisa definizione dell'identità e del ruolo del teatro come strumento formativo degli italiani e della loro coscienza nazionale.
Quel che sorprende, pure in una città ricca di tradizione e cultura come Bologna, è che a tale scopo concorsero con uguale entusiasmo non solo la municipalità, ma anche i privati che misero a disposizione le loro risorse, generosamente, come poche volte è accaduto di vedere nella storia del nostro teatro.
D'altro canto anche gli attori offrirono come non mai la loro disponibilità senza remore, sia i professionisti (Bologna fu sempre una piazza di riguardo per le compagnie di giro) che i dilettanti, e questi ultimi cosi qualificati e preparati da far sì che Bologna, in quel periodo, costituisse un vero e proprio vivaio di giovani attori per il resto dei teatri degli altri stati italiani: basta un nome tra i tanti, Gustavo Modena che ritroviamo, debuttante, durante le recite del carnevale del 1824, nell'elenco della compagnia, ovviamente dilettante, dei Filodrammaturgi.
La vita teatrale bolognese doveva inoltre la sua ricchezza e varietà anche al consistente numero di spazi disponibili: attorno al 1820, infatti, Bologna poteva contare su cinque teatri pubblici di varia grandezza, su diversi teatrini accademici o riservati allo spettacolo delle marionette, e su due arene diurne [...] di cui una, l'Arena del Sole, era una vera e propria gloria locale in grado di offrire spettacoli di ogni genere e a qualsiasi ora del giorno e della sera, a prezzi modici, svolgendo così un importante servizio di divertimento e di cultura. I proprietari erano imprenditori privati, ma così orgogliosi della loro impresa che quando nel 1830 il nuovo Regolamento dei teatri, tra le altre direttive, impose all'Arena del Sole una drastica riduzione del numero degli spettacoli e un aggravio sulle tasse ovviamente non poterono rare altro che obbedire e a pagare, ma vollero ribadire pubblicamente l'insostituibile funzione sociale che il teatro, e il loro teatro diurno in particolare, era in grado di svòlgere .
Una politica teatrale così impegnata ed attiva non poteva che riscuotere consensi, come testimoniano i numerosi documenti che arricchiscono il volume, consensi non solo della stampa o degli addetti ai lavori, ma soprattutto del pubblico che rispose infatti alle varie proposte teatrali con ampia e calorosa adesione.
Ma passiamo ora invece alle opere drammatiche che quel contesto produsse, rappresentate in questo caso da due inediti di autori bolognesi: il dramma storico di Agamennone Zappoli, Le tre epoche e i 17 bozzetti di Luigi Ploner (fortunosamente rinvenute nel 1956 nell'Archivio dell'Istituto per il Risorgimento di Bologna dall'al-lora direttore del Museo Giovanni Maioli), testi che, se da un punto di vista drammaturgico non raggiungono grandi risultati, pure appaiono perfettamente in linea con il clima politico e culturale del momento.
Agamennone Zappoli, (1811-1853) figlio di avvocato, studiò anch'egli legge e dedicò la sua vita al teatro e soprattutto all'impegno politico per il quale pagò di persona con varie persecuzioni e con il carcere. 11 saggio di Fiorenza Tarozzi, dal suggestivo titolo / protagonisti, i luoghi, le idee di un 'epoca nella realtà e nella finzione bene introduce il dramma he tre epoche che, sullo sfondo di una città che evoca incquivo-