Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <90>
immagine non disponibile

90
Libri e periodici
meno precari e provvisori, attraverso uria sempre più ampia continuità nella collabo­razione (formazione di compagnie stabili e ricerca di spazi più appropriati nei quali agire), in vista di una più precisa definizione dell'identità e del ruolo del teatro come strumento formativo degli italiani e della loro coscienza nazionale.
Quel che sorprende, pure in una città ricca di tradizione e cultura come Bolo­gna, è che a tale scopo concorsero con uguale entusiasmo non solo la municipalità, ma anche i privati che misero a disposizione le loro risorse, generosamente, come poche volte è accaduto di vedere nella storia del nostro teatro.
D'altro canto anche gli attori offrirono come non mai la loro disponibilità sen­za remore, sia i professionisti (Bologna fu sempre una piazza di riguardo per le compagnie di giro) che i dilettanti, e questi ultimi cosi qualificati e preparati da far sì che Bologna, in quel periodo, costituisse un vero e proprio vivaio di giovani attori per il resto dei teatri degli altri stati italiani: basta un nome tra i tanti, Gustavo Mo­dena che ritroviamo, debuttante, durante le recite del carnevale del 1824, nell'elenco della compagnia, ovviamente dilettante, dei Filodrammaturgi.
La vita teatrale bolognese doveva inoltre la sua ricchezza e varietà anche al consistente numero di spazi disponibili: attorno al 1820, infatti, Bologna poteva contare su cinque teatri pubblici di varia grandezza, su diversi teatrini accademici o riservati allo spettacolo delle marionette, e su due arene diurne [...] di cui una, l'Arena del Sole, era una vera e propria gloria locale in grado di offrire spettacoli di ogni genere e a qualsiasi ora del giorno e della sera, a prezzi modici, svolgendo così un importante servizio di divertimento e di cultura. I proprietari erano imprenditori privati, ma così orgogliosi della loro impresa che quando nel 1830 il nuovo Rego­lamento dei teatri, tra le altre direttive, impose all'Arena del Sole una drastica ridu­zione del numero degli spettacoli e un aggravio sulle tasse ovviamente non potero­no rare altro che obbedire e a pagare, ma vollero ribadire pubblicamente l'insosti­tuibile funzione sociale che il teatro, e il loro teatro diurno in particolare, era in gra­do di svòlgere .
Una politica teatrale così impegnata ed attiva non poteva che riscuotere con­sensi, come testimoniano i numerosi documenti che arricchiscono il volume, consen­si non solo della stampa o degli addetti ai lavori, ma soprattutto del pubblico che rispose infatti alle varie proposte teatrali con ampia e calorosa adesione.
Ma passiamo ora invece alle opere drammatiche che quel contesto produsse, rappresentate in questo caso da due inediti di autori bolognesi: il dramma storico di Agamennone Zappoli, Le tre epoche e i 17 bozzetti di Luigi Ploner (fortunosamente rinvenute nel 1956 nell'Archivio dell'Istituto per il Risorgimento di Bologna dall'al-lora direttore del Museo Giovanni Maioli), testi che, se da un punto di vista dram­maturgico non raggiungono grandi risultati, pure appaiono perfettamente in linea con il clima politico e culturale del momento.
Agamennone Zappoli, (1811-1853) figlio di avvocato, studiò anch'egli legge e dedicò la sua vita al teatro e soprattutto all'impegno politico per il quale pagò di per­sona con varie persecuzioni e con il carcere. 11 saggio di Fiorenza Tarozzi, dal sugge­stivo titolo / protagonisti, i luoghi, le idee di un 'epoca nella realtà e nella finzione bene introduce il dramma he tre epoche che, sullo sfondo di una città che evoca incquivo-