Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
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2001
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91
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Labri e perioditi
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cabilmente Bologna, mette in scena le idee, le speranze, le illusioni e le disillusioni vissute negli anni a cavallo della prima guerra dì indipendenza da diversi protagonisti: gli aristocratici e i borghesi liberali impegnati attivamente nella politica e sostenitori di un processo riformatore in campo sociale e ideale; il popolo con la sua fame e le sue miserie, la sua forte carica emotiva e vocazione all'azione; le donne che univano al progetto politico nazionale l'aspirazione a vedersi riconosciuto un ruolo sociale pubblico e privato come soggetti attivi e non passivi; i reazionari, conservatori di un ordine poliziesco di antico regime .
Le tre epoche di Zappoli risente però in maniera eccessiva del contesto storico nel quale fu scritta, e la forte passione patriottica e libertaria che la anima la rende piuttosto simile al proclama di un credo politico che al dramma storico che vorrebbe essere. Solo la scena iniziale ambientata in un caffè, covo clandestino di liberali, punto dì incontro quasi casuale delle sterili aspirazioni individuali dei patrioti, teatralmente raggiunge una sua efficacia come esemplificazione e sìntesi della cosiddetta prima età, e cioè la decisione della rivolta. Segue la seconda età e cioè l'attuazione dei propositi rivoluzionari, che però l'autore stigmatizza come fallimentari e velleitari perché non sostenuti dall'idea dì una lotta comune che si manifesta, invece, nella terza età con la maturazione politica attraverso la quale solamente si potranno realizzare soluzioni reali e non vanamente demagogiche. 11 contrasto drammatico dunque, sommerso dalla tesi, rivela la sua efficacia solo da un punto di vista puramente educativo, come riaffermazione della necessità della rivoluzione in quanto presa di coscienza della volontà di appartenere ad una società diversa.
Mirtide Gavelli, infine, con il suo saggio Quadri drammatici di Luigi Pioner sul Risorgimento a Bologna, ci introduce a questo singolare autore che visse tra il 1801 e il 1856 anch'egli patriota, ma che, per esprimere la sua grande passione civile e politica, preferi la penna all'azione, lasciandoci un cospicuo numero dì opere teatrali, compiute o appena abbozzate. 11 valore di esse è relativo, mentre più interessante si rivela la sua dichiarata ricerca dì una drammaturgia autenticamente italiana e non mutuata da altri paesi e soprattutto la rigorosa convinzione del fatto che un lavoro teatrale non alletta, non è utile, e non regge, ove non poggi sul vero, ove non abbia scopo morale, ove non mostri fregio di poesia perché esso deve ritrarre il vero, correggere le male abitudini, e dilettando ammaestrare .
Purtroppo il richiamo al vero di manzoniana memoria troppo spesso nella scrittura drammaturgìa di Pioner si traduce nel semplice bozzetto storico o di genere, mentre lo slancio patriottico sommerge quel fregio di poesia , che pure sembrava rivelare in Pioner un' esigenza di cpicità brechtiana ante Htteram, o almeno una aspirazione ad una sintesi poetica sola in grado di dare al testo teatrale quella irrinunciabile astrazione che lo rende universale e lo trasforma in azione agibile sulla scena.
Se da una parte ci sembra superfluo ricordare che le vicende culturali e teatrali di Bologna in quella prima metà del secolo XIX possono apparire esemplificative di una situazione più generale riferibile anche agli altri stati italiani, è anche vero che quei principi che hanno determinato, ispirato o semplicemente influenzato quegli eventi, ancora oggi non appaiono superati. Per questo ci rammarichiamo che libri come questo troveranno larga accoglienza tra i ricercatori e gli studiosi di storia del