Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
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2001
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pagina
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Ubri e periodici
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cultura moderna, che non va mai rifiutata a priori, ma ascoltata come la voce del tempo su cui confrontare il messaggio cristiano.
MARIO BEVILACQUA
AA.W., Antonio Rosmini e la Congregatone dell'Indice, a cura di Luciano Malusa; Stresa, Ed. Rosminiane, 1999, in 8, pp. CCXXII e pp. 1-137 di documenti. S.p.
Diversi studiosi sotto la guida di L. Malusa, come L. Mauro, P. Marangon, S. Langella, P. De Lucia e O. Cocorocchio (che ha trascritto i documenti inerenti la condanna del Rosmini (1849) da parte della Congregazione dell'Indice) offrono allo studioso nuovi punti fermi di quegli anni convulsi che vanno dal 1848 in poi sugli eventi che si abbatterono sullo Stato Pontificio e in particolare su Pio LX e quindi su Rosmini. La condanna delle opere rosminiane: Delle cinque piaghe della Santa Chiesa e della Costituzione secondo la giustizia sociale, uscite nel 1848, quando si aprivano grandi speranze per il Risorgimento italiano furono sì seguiti dalla proclamazione della Costituzione dello Stato Pontificio, ma anche dalla fuga del Papa a Gaeta e dalla rivoluzione della Repubblica Romana. In una simile situazione piena di colpi di scena, Rosmini che era a Roma per conto del Governo Piemontese per trattare sulla confederazione italiana e che era stato oralmente preconizzato cardinale dal papa e nominato membro del Sant'Ufficio, si vide condannare le due opere menzionate, negata la porpora e caduto in disgrazia.
L. Malusa mostra che la condanna è come l'ultimo risultato di una campagna denigratoria sulle dottrine e sulla persona del Rosmini che mirava non a limitare le sviste di natura pratica, ma a puntare il dito sugli errori dottrinali, si voleva cioè condannare il Rosmini come se fosse stato un eterodosso. Rosmini pensava che i responsabili di quella condanna fossero stati i Gesuiti in prima persona, mentre ora risulta che la condanna fu capeggiata da due avversari veramente temibili, uno dal pro-segretario di Stato Giacomo Antonelli e l'altro dal cardinale L. Lambruschini, vecchia guardia di Gregorio XVI, capofila del gruppo denominato partito genovese , i quali condividevano la politica filo-austriaca da assegnarsi allo Stato Pontificio.
L. Mauro dimostra che non furono rispettate nel processo le norme di procedura stabilite dalla Costituzione Solitala e che se ciò può giustificarsi con la straordinarietà del momento storico, non è accettabile una violazione di tale entità verso uno scrittore cattolico e un uomo cosi benemerito verso la chiesa cattolica.
Per Paolo Marangon si passa sulla condanna da una prima fase di benevolo rapporto di Cotboli Bussi sui libri incriminati concernente le correzioni di alcuni punti suggeriti da Pio IX ad una fase di condanna portata sul terreno specifico degli errori dottrinali. Anche qui fa capolino la determinazione maggioritaria del contesto generale espressa dall'ala conservatrice dei cardinali, ma anche da buona parte dei vescovi certamente ben poco filorosrnintana.