Rassegna storica del Risorgimento
CADOLINI GIOVANNI
anno
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1922
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pagina
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51
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Giovanni Oadolini 51
Nel biennio scolastico 1849-50,1850-51 nel Lombardo-Veneto le Università rimasero chiuse, vennero riaperte solo nell'ottobre 1851; allora Oadolini si iscrisse al terzo anno di Matematica all'Università di Pavia; qui presentatosi al Commissario Superiore di polizia con la carta di sicurezza per avere la carta di soggiorno ebbe invece un sermone colla conclusione che sarebbe stato sorvegliato in modo particolare dall'autorità .
Subito Giovanni Oadolini presentato dal Gomitato Bivolu-zionario di Milano, entrò in quello di Pavia, presieduto da Benedetto Oairoli, G. Martinazzi e Luigi Beretta, clié riponendo illimitata fiducia in lui gli affidarono continuamente delicati incarichi; verso la fine di Aprile 1852, Oadolini doveva andare a Milano per conferire con quel Comitato Centrale, quando il Martinazzi gli disse che avrebbe dovuto" ritirare da un contrabandiere una grossa partita di libri destinati a Cremona e a Milano.
La mattina del 1 maggio Oadolini era in casa del Martinazzi che gli dette un foglio di riconoscimento; e la compagnia di due fidi compagni, che, per non comprometterli, giunto all'osteria Dello Svizzero lasciò di fuori. Qui, doveva trovare Giuseppe Montagna, che non conosceva personalmente, e che avendo svelato alla polizia il contrabando esercitato dal Comitato di Pavia si era lasciato sostituire dal Commissario Benden-gen, ma Cadolini che sin dal primo momento aveva inteso istintivamente sorgere in lui dei sospetti, entrato nella seconda osteria, ove trovò il sacco di libri custodito da quattro uomini che sembravano gendarmi in borghese si convinse che il suo sospetto era realtà; infatti il falso G. Montagna gli intimava: Mia è nelle mani della Polizia. Per chi sono quei libri f .
Ma il cospiratore Io non so nulla di libri, attendo del tabacco .
< Conducetelo alla polizia; là ci intenderemo .
E Oadolini in mezzo a due gendarmi, seguito da un terzo, si incamminò verso queuWfìcio meditando la fuga, perchè al primo momento opportuno si mise a correre e benché inseguito, potè giungere a casa sua, prendere alcune note in cifra e poi aiutato dal cugino Gberardini uscirò da Pavia per la porta S. Giovanni e rifugiarsi a Milano, in casa del fratello; più tardi per consiglio di alcuni membri del Comitato di Milano si rifugiò nel podere Mazzucca, presso Sangrate, ma saputo che la polizia faceva accurate indagini decise di passare in Piemonte. Il dottor