Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
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2001
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tratta di piani che tuttavia, nella loro sconfinata superbia, furono invertiti in modo quasi grottesco dalla guerra stessa, scatenata dalla Germania: dopo i bombardamenti da parte degli alleati, e dopo la conquista da parte del-PArmata Rossa, di Berlino ben poco rimase presentabile. Al contempo, però, i tedeschi avevano perso lo Stato nazionale stesso, la cui rappresentazione e integrazione simbolica e funzionale è per definitionem il compito di una capitale.24) *
Così termina con la seconda guerra mondiale, in un primo momento, anche la comparabilità delle nostre due capitali. Secondo le premesse di metodo, menzionate in apertura, Berlino era uscita dalla cornice categoriale del tertium comparationis di una capitale nello Stato nazionale. La città era distrutta, occupata e divisa in settori, lo Stato nazionale tedesco del 1871, de facto almeno, sospeso, storicamente interrotto. Ma anche a proposito di Roma ciò sia detto per inciso , la cui continuità come capitale non fu mai in discussione neanche per l'Italia repubblicana, c'è poco da raccontare, per il secondo dopoguerra, sotto l'aspetto della progettazione come capitale, se si prescinde dall'ultimazione riuscita del quartiere delPEUR, progettato per l'esposizione mondiale del 1942, che seguì in gran parte i piani elaborati sotto Mussolini. I nostri amici italiani mi perdoneranno la battuta semplificante, se dico che Roma fu abbandonata, dopo la seconda guerra mondiale, in gran parte, allo sregolato proliferare della speculazione capitalistica, sulla base della distinzione, strettamente osservata, tra un centro storico museale e una periferia lasciato al caos urbanistico.25)
Per quanto nella situazione di Berlino si rispecchiasse drasticamente, nel dopoguerra, anche la catastrofe totale della Germania nazionalsocialista, la sua vicenda di capitale non era, però, del tutto finita.26) Berlino fu divisa lungo le frontiere di blocco della politica mondiale, come tutta la Germa-
e Mosca offre il volume sulla mostra Kunst una Macht ini Europa der Diktatoren 1930 bis 1945i,8>y 1996; che lo stile architettonico degli anni Trenta fosse genuinamente fascista o totalitario, che corrispondesse quindi a un preciso indirizzo politico, contesta F. BORSl, L'ordine monumentale in Europa: 1929-1939, Milano, 1986.
**} Vedi W. RIBBE, Ber/in sgvischen Ost und West (1945 bis sytr Gegenwart), in Gescbicbte Berlin* cit, voi. 2, pp. 1027-1127.
É) Oltre a M. SANFIUPPO, La costruitone di una capita/e. Roma 1945-1991, cit., e La Capitale a Roma. Città e arredo urbano 1945-1990, Roma, 1991, vedi anche R ClCCONE, Roma: capitale senapa piano, in Cinquant'anni di urbanìstica in Italia 1942-1992, a cura di G. CAMPOS VENUTI - R OLIVA, Roma-Bari, 1993, pp. 241-258, e ora soprattutto Roma dei Duemila, a cura di L. DE ROSA, Roma-Bari, 2000, in particolare P. AVARELLO, L'urbani-sgiSQone, pp. 159-201.
26) Cfr. O. DÀNN, Die Hauptstadtfrage in Deutschland natb dem 2. Weltkrieg, in Haupt-stadie iti europd'ucben Nationalstaaten cit., pp. 35-60.