Rassegna storica del Risorgimento

Polonia. Europa. Storia politica. Secolo XIX
anno <2001>   pagina <167>
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La Trip/ice Alleanza 167
interna; la politica triplicistica del governo Depretis era collegata direttamen­te alla sua politica intema, al trasformismo e alla soppressione dell'irre­dentismo; la politica intema e quella estera dell'Italia costituivano un'unità che una ricerca storiografica non può suddividere.
La posizione secondaria dell'Italia cambiò nella cosiddetta duplice cri- sì europea del 1885-1887. L'alleanza dei tre imperatori si ruppe a causa dei contrasti austriaco-russi sui Balcani; l'Europa fu colta da una crisi gravissima e Bismarck dovette riformare profondamente il suo sistema di alleanze. In questo clima, di gravi tensioni internazionali, cadevano le nuove trattative per la Triplice che, dopo i primi cinque anni, rischiò di scadere nel 1887; il ministro degli esteri italiano Robilant riuscì a ottenere molteplici concessioni dalle potenze della Duplice, a causa della loro difficile situazione dovuta alle tensioni internazionali, raggiungendo in tal modo una posizione di maggiore parità per l'Italia. Nel 1887, dopo difficilissime trattative, la Triplice venne rinnovata; il contenuto del trattato sarebbe ora rimasto invariato fino alla fine.
HI. Il 1887 fu anche l'anno, in cui l'Italia vide un epocale passaggio di potere; su di esso è incentrata la seconda parte del libro: la Triplice come strumento di potere di Crispi. Francesco Cri spi fu una delle figure più ambi­gue della storia recente italiana: cospiratore liberale di sinistra, mazziniano, garibaldino, politico riformista, più tardi poi fanatico nazionalista, coloniali­sta e imperialista. L'arco di tempo del suo governo si considera il periodo aureo della Triplice; e, infatti, la politica imperiale, svolta da Crispi in Africa orientale, poteva aver successo solo se sostenuta dagli alleati. Inoltre egli, che conduceva il suo paese verso un aspro conflitto con la Francia, aveva urgente bisogno degli alleati. Nel 1888 ebbe inizio una guerra doganale decennale con la Francia. Il parlamento francese era protezionista, e i diplomatici francesi sostennero: finquando l'Italia farà parte della Triplice, non avrà un nuovo trattato di commercio. Oppure: Nous les prendrons par la famine, volevano costringere l'Italia, con la fame, ad abbandonare la Triplice. Questa guerra commerciale provocò il collasso della produzione vinicola meridionale, già sovrabbondante, che dipendeva completamente dall'esportazione verso la Francia; provocò, inoltre, il ritiro del credito francese dall'Italia, causando in tal modo il crollo dell'edilizia italiana, poi delle banche coinvolte, e infine delle banche di emissione (in particolare della Banca Romana). I prestiti di Stato italiani divennero oggetto, da parte francese, di una speculazione al ribasso; i titoli scesero a un livello che rese più difficile la raccolta di credito da parte dello1 Stato; l'indigenza economica nell'Italia meridionale portò a un esodo massiccio della popolazione; alla fine più di 250.000 italiani all'anno lasciarono la patria. Queste mostruose perdite di sostanza favorirono, a loro volta, l'idea di conquistare nell'Africa orientale una colonia d'insediamento, verso cui dirigere il flusso degli emi*