Rassegna storica del Risorgimento

Polonia. Europa. Storia politica. Secolo XIX
anno <2001>   pagina <169>
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La Trìplice Alleanza 169
stesso anno si ebbe un salto qualitativo nei conflitti di nazionalità all'interno della monarchia, soprattutto dopo le riforme di lingua ufficiale in Boemia fatte dal primo ministro austriaco, Kasimir Graf Badeni. I tedeschi inter­vennero, nei conflitti intemi dell'Austria, in favore degli austro-Tedeschi, come gli italiani in favore degli austro-Italiani.
Sotto l'aspetto di una situazione continentale, sentita come equilibrata, va vista anche la costruzione di una flotta in Germania a partire dal 1897, che presupponeva tacitamente l'assenza di minacce sul continente, e che in­tendeva costringere l'Inghilterra, mediante un atto di politica di potenza, a cedere una parte congrua del potere mondiale. Roma, dipendente dall'In­ghilterra per il suo dominio marittimo di quest'ultima nel Mediterraneo, osservava tali sviluppi con estrema preoccupazione. Al primo trattato della Triplice era stata aggiunta la cosiddetta dichiarazione Mancini , cioè che la Triplice, in nessun caso, potesse essere considerata diretta contro l'Inghil­terra; essa non fu rinnovata nel 1887, perché sembrava superflua di fronte ad un accordo sul Mediterraneo, concluso con la Gran Bretagna. Già nel 1896 il successore di Crispi, il marchese Di Rudinì, insisteva nel mettere in guardia contro alcune tendenze anti-inglesi all'interno della Triplice, e soprat­tutto contro una possibile alleanza franco-inglese alla quale si sarebbe unita anche la Russia, In tal caso la Triplice si sarebbe trovata di fronte ad un'altra alleanza a tre, ma più forte. Berlino rispose con scherno a questo avvertimento perspicace, sostenendo in modo assiomatico che la Gran Bretagna non aveva alcuna intenzione di formare un'alleanza; questa posizione si rivelò tuttavia errata, al più tardi nel 1904, quando venne formata l'Enterite cordiale.
L'aspirazione principale del governo italiano fu, dopo la caduta di Cri­spi, quella di ritornare a una maggiore normalità della sua polìtica e nella situazione intema. Soprattutto la normalizzazione del rapporto con la Fran­cia fu considerata la condizione principale per il risanamento politico ed economico. La Triplice era discreditata in Italia a causa di Crispi che da sempre aveva proposto all'opinione pubblica la sua politica fallimentare di grande potenza come politica della Triplice alleanza. L'indirizzo di riawici-namento alla Francia, una politica comprensibile per l'interesse proprio del­l'Italia, fu considerata a Berlino e, in parte, anche a Vienna di nuòo come una deviazione dell'Italia che tuttavia con il nuovo secolo diventava sempre più liberale - verso Parigi; si vedevano* in questo indirizzo, gli effetti delle affinità elettive latina e liberale. In verità però la politica estera italiana rimase profondamente legata alle promesse che aveva fatto ai fran­cesi, e che Bulow, in un- dsòi del 1902 al Reichstag, aveva liquidato come stravaganze. Gli accordi, che sfociarono nell'intesa Prinetti-Barrére del 1902 (la difettosa strategia politica di Holstein ebbe una gran parte nello spingere Panetti nelle braccia francesi) e che inaugurarono un'epoca di