Rassegna storica del Risorgimento

Polonia. Europa. Storia politica. Secolo XIX
anno <2001>   pagina <175>
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I La Triplici' Atkana 175
nevralgici e dalle ossessioni nazionali dei singoli Stati definite, queste ulrime, nelle fonti prevalentemente come aspirazioni legittime o interessi natu­rali. Lo sviluppo, sfociato nella prima guerra mondiale, fu reso possibile dal fatto che le ossessioni tedesche cioè la sindrome di accerchiamento e le profonde paure del ceto dirigente austriaco, provocate dalle guerre d'indipendenza italiana èi tedesca, di venir sopraffatto dai nazionalismi di casa propria o degli Stati vicini, dopo l'attentato di Sarajevo gifcèrsero per un breve momento, per alcune settimane o forse solo per alcuni giorni. La prima guerra mondiale iu un risultato possibile, ma non inevitabile, anzi piuttosto improbabile dell'assetto politico di allora. E la Triplice non fu uno strumento per fare la guerra. L'Italia venne informata solo dopo l'ultimatum alla Serbia; ciò può essere preso come l'indizio che, a Vienna e a Berlino, si considerasse piuttosto improbabile una conflagrazione bellica del conflitto. Perché, nonostante le ricorrenti tendenze a minimizzare, i capi di stato maggiore Moltke e Conrad erano ben coscienti dell'importanza del sostegno italiano.
La politica delle alleanze ha efficacemente tenuto sotto controllo le paure, le ossessioni e le brame dei governi europei. A causa delle alleanze, infatti, non era più possibile un conflitto armato tra le singole grandi poten­ze senza che questo sfociasse inevitabilmente in una grande guerra europea. Una tale guerra nessuno la voleva, tanto più che all'interno delle alleanze non esistevano, oltre alla nuda e cruda auto-conservazione, altri obbiettivi comuni che valessero un rischio così grande. Indipendentemente dalle idee stilla guerra, e da ogni discussione intorno alla sua durata e al possibile vincitore,7) su un punto tutti erano d'accordo: un tale conflitto avrebbe racchiuso un immenso potenziale di pericoli. A parte i militari, spinti dal-Fambizione professionale, e* runa minoranza estremista ed esaltata, tutti te­mevano la grande guerra come una catastrofe, e non la desideravano.
Questa legittima paura della guerra spiega il consenso europeo diretto a mantenere la pace tra le grandi potenze. Una pace possibile solo su questa base: mantenendo cioè lo status quo con tutti i suoi difetti e tutte le sne manchevolezze, che sembravano sempre meglio di un cambiamento vi* lento attraverso una conflagrazione europea, sentita come apocalittica. Ne risultava che tutte le parti, permeate da molti desideri di tipi nazionale o coloniale, Jjòssejco scontente dell'assetto internazionale, ma non in modo tale da giustificare l'enorme rischio della battaglia decisiva.
" Vedi S. FORSTER, per detìtsph Gàtltrahtab und die ìlìnsion des k.uixen Kriees, 1871-1P14, Metakritik eines Mjthos, ifl Militdescbìcbtliche Mitteilungen* a, 54 (1995), pp. 61-96, eojl la teoria, che lo stato maggiore tedesco aveva approvato una guerra che sapeva di perdere. A questa tesi manca non solo ogni base documentaria, ma anche la plausibilità.