Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <207>
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Nobili e formazione discorsiva 207
[<*(.] No, noi non temiamo ni l'esercito Austriaco il quale ancora infetta la Lombardia:, né gU eserciti nuovi che potessero mai venire a soccorrerlo; I popoli sono in armi; Carlo Alberto co' prodi Piemontesi Ficea già la spada nelle reni alle truppe Austriache sbigottite. Mentre scriviamo forse una gran battaglia: già si combatte, e i nostri eterni nemici Q sono volti in fuga, o sono sconfìtti.
No noi non li temiamo: scendessero pure dalle Alpi nuovi torrenti d'àrrnati, noi non temiamo. ìon temiamo; ma ad un patto: che gli Italiani tutti riconoscano non a parole sole, ma a fatti, che seaèeiafé l'AustrlàM IsilSljgtande affare d'Italia: che questa.igv-eMen vita) 19. di ilorte: che tutto noi dobbiamo posporre alla gran lite dell'indipendenza; che ifejc.esser liberi, bisogna primamente esserti' e-i nostro essere sta tutto ora nella nostra unione, che è la nostra forza.
Or non vogliamo tacere che di mezzo alle proteste di concordia, di mezzo al­le riserve prudenti di rimettere al giorno della vittoria le questioni della divisione degli stati e delle forme de* governi, travediamo con dolore pullulare qua e là pen­sieri di parziali indipendenze che son pensieri di separazione.
Deh! che la professione di voler essere uniti, sia sincera! che. l'esempio degli avi ci frutti senno! Affoghiamo ogni privato affetto! e -affetto privato è oggi l'amore del luogo nativo rispetto all'amore d'Italia, la predilezione di tal forma di governo a tal altra.
Siamo prima Italiani, poi vedremo che altro potremo essere. Ma deh non ci seducano lusinghieri sogni! non vogliamo comporre la nuova Italia* l'Italia forte del secolo decimonono, ad antiche maniere; frangendola in brani, e chiamando Stati i Comuni. Che sarebbe ora della Lombardia, che sarebbe di tutti noi, se rese-rei t0 efeé rassale il crudele Radestki rj- si fosse dovuto chiedere e aspettare da sei piccoli stati? Ogni tempo ha suoi bisogni e suoi modi. La confederazione italiana non costituirà l'Italia in forte e riverita nazione, se sarà tritata in Repubblicucce o Cantoni; e non consterà' di stati non prepotenti, ma potenti.
Quésto "lo dico non per indurre anticipatamente risoluzioni intempestive; tna per impedirle; per mantener libera la saviezza del futuro riordinamento d'Italia. Ora non si pensi che a Scacciare l'Austriaco. Il re Sardo ce ne porge l'esempio. Egli pugna come difensore d'Italia; è il primo de' fratelli Italiani: stringiamoci intorno ài Forte; combattiamo con lui; vinciamo con lui. Solo chi avrà cinta la fronte degli allori della vittoria, potrà sedere nel gran consesso che libererà le sorti d'Italia .2>
Pochi giorni dopo (9 aprile 1848), in occasione della benedizione delle bandiere della Guardia Civica, viene letto un ordine del giorno firmato dal Ministro Segretario di Stato pel Dipartimento dell'Interno, Cosimo Ridolfi, i cui toni non sono meno decisi e patriotticamente ispirati;
MILITI CITTADINI!
Ecco affidato alle vostre mani il Vessillo sotto del quale militerete a sostegno delle leggi e dell'ordine pubblico, a difesa dell'indipendenza dello Stato.
. R. LAMBRUSCHINl, Finnspf 6 aprile* in La PaMa. Giornale quotidiano politico e lette­rario, 7 aprile 1848, numero 213.