Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia amministrativa. Secolo XIX
anno <2001>   pagina <225>
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Per una storia polìtica dell*anticlericalismo 225
competenza in materia, possiamo soltanto avanzare delle ipotesi il panorama concettuale apparirebbe ancora più articolato nel momento in .cui dovessimo abbandonare il', .campo anticlericale, e concentrare invece la nostra attenzione sul mondo cattolico. Quale uso o meglio, quali usi -facevano i cattolici di concetti quali mascolinità razionalità? E fino a che punto, nel definire questi concetti, essi accettavano, oppure respinge­vano, i canoni del progetto europeo della modernità ?
Anche sul piano teorico, per altro, quanti hanno riflettuto sulle identità ne hanno sottolineato la natura plurale, frammentata, instabile e cangiante. Grazie soprattutto ai gender studìes, la ricerca storica si è così finalmente liberata del letto di Procuste delle classi sociali, ed è stata messa nelle condizioni di apprezzare appieno le sfumature del pensiero consapevole e delle mentalità i-rriflesse, la molteplicità delle fratture e contrapposizioni inteme alla società, la natura mutevole delle coscienze individuali e colletti­ve. Piuttosto che riproporre uno schema dicotomico complessivo all'interno del quale comprimere una realtà storica quanto mai differenziata, a questo punto vale forse la pena percorrere fino in fondo il dedalo intricato delle contrapposizioni identitarie.
Concludendo, e riassumendo, queste osservazioni necessariamente sommarie: la scelta di analizzare in cpiÉli modo l'anticlericalismo si sia venuto coniugando con i discorsi sessuali e di genere ci sembra opportuna e feconda, e il saggio di Borutta ricco di considerazioni, interessanti. Tuttavia, l'adozione di una prospettiva dicotomica porta l'autore a definire una con­trapposizione netta fra due modelli, coerenti e compiuti ciascuno in se stesso, e rigidamente alternativi l'uno all'altro. A nostro parere, invece, benché, i due modelli siano senz'altro utili in quanto strumenti ideaitipici, e benché si siano senz'altro presentati in forma pura anche sul concreto piano storico, la vicenda dell'Italia liberale presenta un carattere assai più articolato. Questa complessità non manca di emergere dal saggio di Borutta, là dove egli descrive i limiti che il progetto della modernità anticlericale avrebbe incontrato nella sua fase di attuazione. E però, è proprio la scelta di presentare prima un progetto estremo e radicale, per poi constatare il suo parziale fallimento, ad essere a mio avviso fuorviarne. Perché nella sua forma pura quel progetto, in realtà, non riuscì a conquistare più che ristrette minoranze; mentre, nella maggior parte dei casi, si venne sovrappo­nendo, affiancando e contrapponendo a numerose altre strategie, assai meno ambiziose e aggressive. Il disegno anticlericale, insomma, non nacque unitario e intransigente, per poi stemperarsi nella timidezza e nel conserva­torismo della borghesia, ma rappresentò da subito un campo vasto, diversi­ficato, ambiguo e contraddittorio di risorse culturali e politiche. Un campo