Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <237>
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II governo del pontefice e il popolo cattolico 237
nlorrancesi o filotedeschi, sebbene mantengano personali convinzioni e inclinazioni; insieme essi sembrano costituire propriamente una posizione vaticana .
Quel momento deve considerarsi come un vero e proprio snodo in­terpretativo: da allora si abbandona definitivamente la natura del governo pontificio del vecchio regime, operante ancora durante il pontificato di Pio IX. La rivendicazione temporale, per nulla accantonata, non è più richiesta legittimista di restaurazione, ma rivendicazione di indipendenza religiosa. La questione dello Stato del papa tende ad affermarsi come condizione di piena indipendenza del magistèro pontificio. Si alterano, dunque, le prece­denti interrelazioni tra esigenze ecclesiali e politiche, senza peraltro indebo­lirsi, questa volta a favore delle prime.
Da allora, peraltro, la dialettica interna alla curia romana non cesserà; ma all'interno dei centro del governo della Chiesa, su di un differente piano, sembrano analiticamente formarsi e distinguersi due atteggiamenti circa il conseguimento degli altissimi interessi religiosi: la declinazione delle pre­valenti esigenze di guida religiosa in alcune concrete scelte politiche (una tendenza che inclinerà verso il clericalismo); Porientamento alla stessa prevalenza delle dinamiche religiose nella relativizzazione delle opzioni politiche (così da accentuare il pragmatismo vaticano).
L'azione della S. Sede continuerà ad usare i mezzi diplomatici, che ver­ranno evidenziati da Leone XIII con le sue iniziative di riconciliazione, con alterni risultati, ma èssi ormai non troveranno in sé ragioni indipendenti, connesse alla pur peculiare vita dello Stato pontificio;14) al contrario essi saranno continuamente sottomessi al raggiungimento degli altissimi inte­ressi religiosi.
In un libro di ricordi che venne condannato dal S. Uffizio nel marzo 1886, Pintransigente giornalista francese Henri Des Houx più volte criticava l'attitudine di Leone XIII ad applicare la diplomazia per conciliare interessi diversi; per il pontefice la diplomazia sarebbe stata la massima scienza, tanto che, contenti gli ambasciatori, egli avrebbe ritenuto salva la Chiesa.15) In effetti, la sua critica non coglieva il cuore della trasformazione degli atteggiamenti del governo pontifìcio. Assai più illuminanti delle nuove
14) Sulle peculiarità della diplomazia pontificia negli ultimi due secoli cfr. il contributo di P. C. KBNT e di J. F. POIJ..ARD, A Diplomai? Vnlike Any WtR Papa/ Diplomai? in tòt Nineteenth ani tmntielh Centurìesy nel volume da loro curato Papal Diplomai? in the Modem Agi, Wesnport/London, 1994, pp. 11-22.
,S>Ì DBS HU.X, Souvenir d'un Journa/iste Francis à Rome, Paris, 1886, p. 22. Il libro t h documentazione relativa in ARCHÌVIO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Samtum Offtcium, Censura iibrorum, volume 1879-1886, fi 14.