Rassegna storica del Risorgimento

Risorgimento. Storiografia
anno <2001>   pagina <242>
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Stefano Trimbese
Sviluppi politici e militari, pur importanti e già in parte indagati dalla storio­grafia non recente.
Essa ebbe per fattore remoto la questione di Tunisi, con precedenti nella questione ionica ed egea e nella spartizione del 1878 a seguito della crisi bulgara, ma assunse nell'opinione colta italiana una valenza esasperata e incredibilmente diffusa, anche in ambienti lontani dalle sfere decisionali e ben prima della svolta della crisi di Bosnia: il gesuita Raffaele Corsetti, docente di lettere classiche al Liceo Massimo, illustrava in una conferenza l'errore commesso a Tunisi, auspicando, nel 1902, un'impresa militare clvi-lizzattice in Libia.3)
In questa sede s'intende, invece, focalizzare un'altra questione e cioè il fattore mediterraneo-ottmano quale elemento d'agitazione e di crisi dei rapporti italo-tedeschi (' austriaci) negli anni che precederti?'fe I Guerra mondiale, in pratica da fìne-iniztò sècolo alla rottura della neutralità nel 1915, attraverso le crisi di Creta e di Bosnia, fino alla guerra di Libia e alle due (tre) guerre balcaniche e alla crisi albanese, passando, come vedremo, anche per Adua.
La linea, contorta e discontinua, eppure maledettamente collegata che annoda fra loro tali questioni, verrebbe tuttavia, per così dire, lasciata sullo sfondo di tale disegno, per aprire un triplice ordine di prospettive: innanzi rutto, lo studio delle crisi mediterranee come fattore di contrasto italo-tedesco, da condursi all'interno dell'opinione politica e diplomatica italo-tedesca, sugli atti delle cancellerie e delle sedi diplomatiche e sulla stampa, oltre che sulla pubblicistica, non tanto per ricostruire gli eventi, già noti, di quegli anni decisivi per il tracollo europeo e ottomano, quanto per coglierne motivazioni e giustificazioni, all'interno della costruzione dall'alto di un'opi­nione pubblica orientata, tanto in Germania che in Italia,
Secondo obiettivo, la costruzione del retorico mito nazional-popolare di un'Italia romana, che aspira alla fatale riconquista di un; anacronistico e improbabile Mare nostrum impossibile, non fosse altro per la marcata presenza britannica dopo il 1878 a Cipro (e in Egitto) come strumento per forgiare a caldo un'unione nazionale che stentava a passate attraverso le incerte coscienze degli italiani: retorica nazionalista, senza dubbio, ma anche precedente aspirazione risorgimentale, e di diversissimo sentimento (Balbo, Mazzini), e sicuramente, inoltre, antica ambizione missionaria della Chiosa romana, a partire almeno da Gregorio XVI.
S. D'AMICO, Padre Corsetti, in L'Istùttto Massimo nel suoùnquanieiwno Roma, 1930, p. 22.