Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
anno
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2001
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pagina
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244
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Ma un ulteriore complesso sosteneva le malriposte ambizioni italiane: quello di Adua e della sconfitta militare, l'idea di una rivincita sui disastri coloniali vissuti in patria e dall'opinione europea come umiliante confronto con le razze inferiori africane, laddove altri e tragici disastri non lo erano stati nelle coscienze nazionali europee: non le sconfitte inglesi coi Boeri, non la rivolta del Sudan a Karthoum, non gli Herero per il Reich o l'Indocina per la Francia imperiale e repubblicana. Il tentativo di cercare un posto tra le Grandi, per un'Italia Grande Nazione ovvero la Grande Italia (Emilio Gentile) si concretavano nell'accezione prowidenzialista e altisonante di Mare Nostrum, Vittorio Emanuele IH, ci si potrebbe a questo punto chiedere, conquistatore della Libia e futuro imperatore del Mar Rosso, in quanto principe di Adua?
IV. Modello romano (Impero costruttore ) e turco (Impero distruttore )
La missione civilizzatrice dell'Italia nel mondo mediterraneo e africàno, sull'antico modello dcWImperium Romanum, pervase la pedagogia borghese dell'Italia liberale. Ne era scaturita un fittissimo tessuto culturale che animava e muoveva una nazione giunta in ritardo sullo scenario coloniale, ma soprattutto priva dei presupposti economici fondamentali che avevano mosso le altre potenze coloniali. Mentre una schiera variopinta e per molti casi insospettabile, incitava e plaudiva all'impresa libica come al provvidenziale ritomo sulla scena di Roma (da D'Annunzio a Federzoni e Corradini, da Bevione, a Mantegazza e La Bolina, fino a un'incredibile serie di presenze fra scrittori, giornalisti, geostorici e pennaioli), geografi e precoci tour-operators legati a Società geografiche, compagnie di navigazione o al Touring club emanavano guide e mappe commentate dei nuovi orizzonti mediterranei.
L'immagine del prossimo Impero Romano emergeva in contorni altisonanti e variabili da cartoline, illustrazioni, o vignette, talvolta affidate a matite illustri, come ad esempio Beltrame, sulla Domenica del Corriere o alla Tribuna illustrata. La crescita dei nuovi Romani era demandata alla letteratura per l'infanzia e giovanile, ai sussidiari di storia e geografia per le elementari e le normali, e a un'incredibile quanto insospettabilmente ricca trama di canzoni, poesie e immagini grossolanamente artistiche. Dalla Biblioteca dei miei ragadi di Salani al Cuore di De Amicis, alla Scala d,0roì tardivi ideali risorgimentali si fusero con un*idea di missione civilizzatrice che portava a costruire la storia di un mito difficile da superare: quello, pervicace e duraturo, di un colonialismo italiano diverso dai modelli brutali delle altre potenze imperialiste, in quanto benefico e civilizzatore, e inoltre dal volto ostinatamente paterno.