Rassegna storica del Risorgimento
Risorgimento. Storiografia
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2001
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pagina
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245
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11 Mediterraneo come fattore di crisi 245
Questa retorica pervase fino alle ossa la società italiana attraverso ima filmografia precocemente di parte {Cabiria, con didascalie dannunziane) e inoltre canzonettistica (Tripoli, bel suol d'amore), abbecedari scolastici e manuali storici ad uso divulgativo, racconti romanzati di viaggiatori che fecero la fortuna di editori come Marangoni e Sonzogno, manifesti e almanacchi* immagini fotografiche e disegni allegorici, ma anche relazioni di missionari sulla stampa parrocchiale e di archeologi su riviste specialistiche, informa- zione sanitaria e agricola (i vigneti e gli oli veti tripolini), riunioni di geografi e studi di geopolitica, riviste e pubblicistica popolare. La più tarda esortazione in Pierluigi Caccia Dominioni all'Ascaro a seguire gli Italiani, novelli legionari di Roma, perché lo avrebbero trattato come essere umana,, risulta tipica di questa convinta visione retorica, fino allo stereotipo sulla diversità del colonialismo dal volto umano .
Soprattutto il modello romano di un Impero costruttore e civilizzatore venne contrapposto, in linea con una più antica stagione di avversione, a quello Turco di un impero distruttivo e barbarizzante, per giustificare l'intervento civilizzatore dell'Italia di Cesare e Augusto, ma anche di Dante e Petrarca, di Venezia e Genova, dei Papi e dei Savoia e, da ultimo anche di D'Annunzio e di Pascoli: di tutti, insomma, e dunque di nessuno. In questa eterogenea visione, il Dodecaneso diventava l'avamposto delle prossime conquiste nell'Asia minore, che era stata romana al tempo di Adriano; la Cirenaica e la Tripolitania tornavano unite, sotto l'egida delk provincia romana di Lybia;. nei francobolli e sulle monete commemorative del cinquantennio dall'Unità, venne nuovamente orientata verso Est.la prora della trireme, mentre il gladio del legionario, in una famosa immagine dell'epoca, era di nuovo impugnato dal marinaio italiano il quale, sbarcato sulla spiaggia africana, lo raccoglieva dallo scheletro di un antico legionario romano, adagiato, nella sua lorica, sulla sabbia di Tripoli.
V. Una politica urlata-. Costruzione di un'opinione pubblica indirizzata
Questa politica urlata (l'espressione è stata riproposta da Fabio Grassi), fatta di pretese retoriche e affermazioni banali, che suppliva a una politica mancata di presenza intelligente in ambiente mediterraneo, come reclamava la naturale posizione geografica dell'Italia unita, e che occultava una politica di fatto brutale, intollerante di diversità nel confronto culturale, induce ad affrontare il tema della definizione di una nozione mediterranea, così come all'epoca concepito dagli italiani e dai loro avversari.
Da un lato, dunque, la ricostruzione dei miti e contromiti giustificativi della improvvisa penetrazione italiana in Mediterraneo; dall'altro, come essi venivano giudicati dalla controparte, sia dagli scettici e irritati alleati triplici*